I diritti non si “MERITANO”… si CONQUISTANO!! – CORTEO CITTADINO

L’anno accademico non è ancora ricominciato, la scuola è iniziata da pochissimo, ma già la protesta di studenti, precari e ricercatori attraversa istituti scolastici ed atenei. Tante sono le iniziative, le assemblee, i presidî, i blocchi didattici che ci vedono coinvolti da settimane, indicativi dell’esasperazione di chi vive o lavora nel mondo della formazione.
Anni di “riforme”, por…tate avanti con continuità dai vari governi di centrodestra o centrosinistra, hanno causato il progressivo smantellamento di scuola e università, sfociando oggi in una situazione insostenibile: dalle strutture fatiscenti alle mancate assunzioni e ai contratti precari, dal rafforzamento dei meccanismi baronali e delle logiche dirigenziali al progressivo rafforzamento della presenza dei privati nelle scuole e nelle università, dall’aumento delle tasse all’apprendimento quantificato in crediti ed in stage non retribuiti, ogni cosa prelude al definitivo collasso dell’istruzione pubblica e della ricerca. Il risultato di tutto questo è che oggi chi lavora si vede privato di qualunque diritto, oltre che della passione, mentre chi studia impara l’arte dell’arrangiarsi e dell’essere sfruttato, fin da prima di affacciarsi nel mondo del lavoro.
Eppure a volte nemmeno l’arte dell’arrangiarsi è sufficiente per sopravvivere a questa deriva: alla progressiva riduzione delle borse di studio (assegnate peraltro secondo le regole del “merito” piuttosto che di quei criteri di reddito che consentirebbero a tutti pari accesso all’istruzione), si aggiungono la carenza di mense e alloggi (se non ai prezzi esorbitanti degli affitti rigorosamente in nero!), il caro libri e, come se non bastasse, la riduzione delle agevolazioni sui trasporti. Infatti chi lavora, studia o vive in Campania dovrà fare i conti con l’aumento del prezzo (fino all’80% in più!) dei trasporti pubblici: il costo del singolo biglietto passerà da 1,10 a 2,05 euro e saranno soppressi gli abbonamenti annuali, con i relativi sconti.
Viene da sé che la buona volontà e il desiderio di istruirsi non bastano per sopravvivere a scuola e all’università! La selezione di classe non è un oscuro presagio per il futuro, è una certezza del nostro presente. Eppure noi ci crediamo, il futuro è ancora tutto da scrivere…

L’AUTUNNO CI (A)SPETTA

Rednet (rete nazionale studentesca)
Collettivo Autorganizzato Universitario
Coordinamento Studenti II Policlinico
Collettivo Baruda
Iskra Napoli

CORTEO CITTADINO

Venerdì 15 Ottobre ore 9.30

Concentramento a P.zza Mancini

I diritti non si “meritano”… si conquistano! – iniziativa nazionale per il diritto allo studio

Oggi, studenti e studentesse delle facoltà di Napoli, abbiamo fatto “visita” agli uffici dell’A.DI.SU (Azienda per il diritto allo studio universitario) Napoli 1 e 2 (rispettivamente della Federico II e dell’Orientale, Conservatorio e Accademia), nella cornice di una giornata di mobilitazione nazionale per il diritto allo studio, per protestare contro la riforma “Gelmini” e il DDL 1905 che smantellano l’università pubblica e riducono drasticamente i già esigui fondi per il diritto allo studio.

Abbiamo preso di mira l’A.DI.SU. – che da “ente” per il diritto allo studio si è trasformata in “azienda”- perché esempio del processo di privatizzazione e aziendalizzazione che sta subendo l’università. Al nostro arrivo presso le due sedi, dopo alcune pressioni, abbiamo ottenuto incontri con i rispettivi direttori, ai quali abbiamo chiesto conto di tutti i nostri diritti, che continuano a ridursi anno dopo anno: borse di studio non assegnate, mense chiuse, sprechi baronali, assenza di alloggi e aumento delle tasse.

Ciò che avevamo previsto non solo ci è stato confermato, ma ci siamo trovati di fronte una situazione ancor più allarmante:
• Il budget dell’Adisu Napoli 1 ogni anno diminuisce di più di 1 milione di euro (per quest’anno è previsto un budget di soli 10 milioni!)
• La Regione (alla quale ogni anno versiamo un “contributo” di 62 €) tarda sistematicamente il trasferimento dei fondi e ne trattiene una parte consistente per ripianare il debito regionale (della serie “la crisi la paghiamo noi… eccome!”)
• Il personale dell’Adisu Napoli 2 sarà dimezzato fino ad arrivare a sole 6 unità!

In poche parole, le Adisu stesse non hanno potuto nascondere la drammaticità della situazione attuale, che peggiorerà ulteriormente nei prossimi anni, fino ad arrivare ad un definitivo smantellamento del diritto allo studio.

La tanto invocata “meritocrazia” che la nuova Riforma spaccia come via di uscita dalla crisi dell’università non solo non è la soluzione, ma anzi rappresenta un ulteriore ostacolo all’accesso ai diritti di noi studenti.

I DIRITTI NON SI MERITANO… SI CONQUISTANO! RIPRENDIAMOCI IL DIRITTO ALLO STUDIO!

RED-NET_Napoli

il volantino distribuito a Napoli
il documento consegnato ai direttori delle A.DI.SU. napoletane
audio su radiodimassa
articolo su corriere del mezzogiorno
intervista ad uno studente sul corriere del mezzogiorno

Il comunicato della rete nazionale studentesca

L’anno accademico non è ancora ripreso, la scuola è cominciata da pochissimo, ma già la protesta di studenti, precari, ricercatori, attraversa istituti ed atenei. Le tante iniziative, le assemblee, i presidi, i blocchi, sono dettati dall’esasperazione che sente chiunque viva e lavori nel mondo della formazione. Anni di “riforme”, di centrodestra o di centrosinistra, hanno portato l’istruzione e la ricerca in una situazione insostenibile. Strutture fatiscenti, mancate assunzioni, contratti precari, rinforzamento dei meccanismi baronali e delle logiche dirigenziali, spazio lasciato ai privati, aumento delle tasse, saperi quantificati in crediti e in stage non retribuiti: chi lavora non ha diritti e gli viene tolta la passione, chi studia impara l’arte dell’arrangiarsi e dell’essere sfruttato.

Il taglio dei fondi di cui Tremonti e Gelmini sono stati artefici con il recente DDL 1905 e con la manovra di luglio non fanno che aggravare questa situazione. Ancor più che nel 2008 dell’Onda, è giunto il momento per mobilitarsi collettivamente e dire basta, riprenderci i nostri diritti e la dignità che ci viene negata!

Nel solco delle proteste che stanno riscaldando quest’autunno, anche oggi, mercoledì 22 settembre, è stata una giornata di lotta in tutt’Italia. I collettivi studenteschi di RED-NET si sono mobilitati a Milano, Bologna, Firenze, Roma, Napoli e Palermo per protestare contro l’ennesimo attacco al diritto allo studio.

Abbiamo preso di mira le sedi dell’ADISU, non a caso “Azienda” per il diritto allo studio, un’azienda che non tiene affatto in conto le esigenze degli studenti, soprattutto di quelli delle classi più svantaggiate. Con striscioni, volantini e pannelli informativi abbiamo denunciato la mancanza di alloggi, di mense, di servizi per gli studenti, la carenza di biblioteche ed il costo insostenibile delle tasse. Abbiamo denunciato che il taglio dei fondi crea da anni studenti idonei non assegnatari, cioè studenti che hanno tutte le carte in regola per avere la borsa di studio ma non la ricevono perché i soldi son pochi. Abbiamo chiesto conto degli sprechi baronali, abbiamo chiesto che i lavoratori dell’ADISU esprimano la loro vicinanza alla mobilitazione universitaria e denuncino l’impossibilità di lavorare in queste condizioni… Abbiamo infine contestato la strategia di un Governo in crisi, quella di far cassa tagliando ovunque, regalando ai privati ogni settore pubblico, una strategia profondamente classista e discriminatoria.

Per questo saremo di nuovo in piazza il 30 settembre a Padova, per pretendere un reale diritto allo studio e contestare la retorica della “meritocrazia” che in realtà serve solo ai più ricchi per giustificare i loro privilegi.

Noi meritiamo di più delle loro briciole e dei loro manganelli: come studenti autorganizzati pensiamo che dentro a questa crisi che sembra senza uscita dobbiamo unirci tutti, dai precari della scuola ai ricercatori, dagli operai della FIAT a quelli di FINCANTIERI, fino ai disoccupati ed ai precari, smettendo di farci ingannare dai politicanti di turno, iniziando a coordinarci dal basso, affermando la nostra incompatibilità a questo sistema che ci affama ed opprime!

L’autunno ci (a)spetta!

RED-NET rete degli studenti autorganizzati

Contro il ddl 1905

Il ddl 1905, approvato il 28/10/10 dal Consiglio dei Ministri, segna un ulteriore passo verso quel progetto di università pianificato a livello europeo a partire dal “Processo di Bologna” e che vuole la formazione superiore e la ricerca sempre più al servizio delle esigenze degli imprenditori privati e sempre meno adatta a formare saperi critici.


  • Potere
    decisionale alle aziende private.

La trasformazione di università in fondazioni prevista dalla legge 133/08 apriva la strada alla partecipazione dei privati nella gestione dell’università, consentendo loro di sedere nei Consigli di Amministraizione (CdA). Ora si afferma che questi organi devono essere costituiti per ben il 40% da personalità che non svolgono ruoli nell‘università e che avranno il potere di deliberare in materia di programmazione finanziaria e del personale, di attivazione e soppressione di corsi e
sedi. Al CdA si attribuiscono in pratica competenze che prima
spettavano al Senato accademico (ormai relegato ad una funzione puramente propositiva), ponendo di fatto in mano ai privati decisioni di carattere strategico per la didattica e per la ricerca.

  • Negazione
    del diritto allo studio.

A fronte dell’aumento delle tasse universitarie, del mancato pagamento delle borse di studio, dei pochi fondi stanziati per case dello studente e mense, l’unica risposta che il governo fornisce è l’istituzione del Fondo per il merito, “finalizzato a promuovere l’eccellenza e il merito fra gli studenti individuati mediante prove nazionali standard”. Il fondo e` destinato a
erogare premi di studio, buoni studio e prestiti d’onore. Questi fondi vanno per buona parte restituiti a percorso ultimato. Inoltre non si sa con quali criteri saranno ammessi gli studenti alla prova nazionale, ma per ora i criteri di reddito lasciano pienamente il posto ad un criterio esclusivamente meritocratico. Invece di preoccuparsi di creare le condizioni per consentire a tutti pari accesso all’istruzione superiore, indipendentemente dalle classi sociali di appartenenza, si trasforma il diritto allo studio in una merce: esso può essere acquistato in cambio di lavoro presente (attività part-time) o futuro (prestito d’onore).


  • Soppressione
    della terza fascia di docenza (ricercatori a tempo indeterminato).

I ricercatori potranno avere un contratto triennale, rinnovabile una sola volta. Dopo i sei anni non potranno più diventare ricercatori a tempo indeterminato (dopo vittoria del concorso) ma potranno concorrere solo all’assegnazione dei pochi posti di professore Associato. Se è vero che il blocco del turn-over proposto dalla 133/08 ha subito delle modifiche e non è stato attuato così come era stato progettato, non si può non notare che queste disposizioni negano di fatto ad una intera generazione di lavorare nel blindato mondo universitario. Ma non basta! I ricercatori rischiano di rimanere fuori anche dal mercato del lavoro, dato che, considerando un normale cursus, si arriverebbe alla scadenza del secondo contratto triennale attorno ai quarant’anni, età in cui difficilmente si può ancora sperare di essere assunti. Se a questo si aggiunge che sono proprio loro ad assumersi la parte più onerosa della vita universitaria, accollandosi spesso mansioni che non dovebbero compiere per contratto (come ad esempio tenere lezioni o svolgere esami) si può facilmente comprendere la ragione della loro protesta.

Queste modifiche accentuano inoltre i caratteri di gerarchizzazione del nostro sistema universitario, rendendo ancora più potenti i professori ordinari, che andranno a costituire ben 2/3 del Senato Accademico. Ad un gradino più in basso sono gli associati e in ultimo i ricercatori resi ancora più ricattabili e docili dalla loro precarietà. Sono loro che mettono in pratica ciò che i baroni decidono, dietro consiglio dei privati. In testa il rettore, cui sono affidate più responsabilità ed è affidato il ruolo di coniugazione del mondo dell’università con quello delle aziende.

Il disegno quindi è chiaro: i privati decidono la linea e le università si adeguano, dando agli studenti le competenze che le aziende reputano vantaggiose, con i costi a carico dello Stato nonchè degli studenti stessi.

Contro la mercificazione del sapere. Per un’università di massa.

Coordinamento
II Policlinico

Solo la lotta ci rappresenta! [Il miglior consiglio è l’esempio.]

Due anni fa abbiamo vissuto una delle
più grandi mobilitazioni studentesche degli ultimi anni. In quei
mesi di cortei, assemblee, occupazioni e iniziative di tutti i tipi
abbiamo sviluppato analisi e pratiche che non solo combattevano le
riforme, ma che proponevano un nuovo modello di università. Un esempio lampante è l’occupazione di
spazi e aule all’interno delle facoltà utilizzati per sviluppare da
una parte momenti dialettici e di confronto su tutto ciò che ci
circonda, dall’altra momenti di conflitto e rottura con la routine
universitaria del segui-studia-fai l’esame. La pratica del confronto
e della discussione è il modello che seguiamo. La lotta è lo
strumento che abbiamo scelto. Da sempre rifiutiamo la collusione con
partiti, sindacati e istituzioni accademiche in quanto rigettiamo
totalmente il meccanismo della delega. Le rappresentanze hanno
dimostrato di essere estranee ai problemi più importanti
dell’università, interessandosi finora di appelli d’esame, date
e calendari delle studentesse, trascurando quello che dovrebbe essere
la priorità di chi dice di fare gli interessi degli studenti, e cioè
permettere e fornire gli strumenti per diventare menti critiche. Adesso vogliono appropriarsi anche dei
nostri spazi. In questi giorni, infatti, li abbiamo visti aggirarsi
muniti di macchine fotografiche, pronti ad elencare quelli che loro
definiscono “spazi inutilizzati”.

Ma basta camminare per l’università
per rendersi conto quali sono veramente gli spazi inutilizzati e
inaccessibili per gli studenti: aulette sempre chiuse a chiave, spazi
abbandonati e adibiti a depositi, bagni destinati all’uso privato dei
professori.

Ci dicono che gli unici spazi
inutilizzati sono quelli occupati, ma i fatti dimostrano il
contrario!

Quello
che ci siamo presi è solo una parte di quello che ci avete rubato,
quello che ci riprenderemo è solo una piccola parte di quello che ci
spetta!

SPAZI
OCCUPATI DELLA FEDERICO II

Contro l’università di padroni e baroni – Bologna burns!

L’11 e il 12 marzo 2010 i ministri dell’istruzione di 46 paesi europei celebrano a Vienna il 10° anniversario della dichiarazione di Bologna: nelle stesse ore gli studenti di tutta Europa scenderanno nelle strade della capitale austriaca per protestare contro questo processo che è alla base dell’università riformata.

Dall’introduzione dei crediti/debiti formativi agli stage, dalla privatizzazione dei servizi del diritto allo studio alla progressiva selezione di classe, i risultati del Processo di Bologna li viviamo tutti i giorni sulla nostra pelle: viviamo in Università nelle quali viene data la possibilità ai privati di entrare nei consigli di amministrazione, consentendogli di gestire sia la didattica, sia la parte finanziaria, con inevitabili ricadute
sulla ricerca: nelle nostre facoltà la gran parte dei progetti di ricerca scientifica è finanziata da privati e case farmaceutiche, che comprano apparecchiature e materiali, pilotando gli studi verso campi rispondenti ai
propri interessi commerciali.

E’ sempre più difficile accedere a servizi come la mensa e gli alloggi universitari; si riducono gli spazi di aggregazione e socialità.

Lottare per un’università che sia gratuita, libera e di massa non significa lazare un ditino nei Consigli di Facoltà, nè tantomeno limitarsi a chiedere una riforma parziale del sistema formativo quale oggi si configura: significa dare fuoco al Processo di Bologna, e lasciare che bruci. E brucerà.

Scarica il documento di approfondimento distribuito stamane al II Policlinico

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