Lo sfruttamento in pillole

 

Intervento del Coordinamento II Policlinico al "II seminario post-laurea" presso la Facoltà di Farmacia

Martedì 10 novembre la Facoltà di Farmacia della Federico II ha ospitato il “II° seminario postlaurea", organizzato materialmente da Confederazione degli Studenti con la partecipazione dei docenti e del rettore. Il “dibattito” si sarebbe svolto “sperimentando il format (sic!) dinamico del talk-show”: effettivamente, quale modalità migliore delle chiacchiere da salotto televisivo, senza offrire la minima possibilità di confronto alla platea studentesca, per fare un’analisi del mercato farmaceutico prima e dopo la crisi e per discutere del futuro dei neolaureati: nulla di più opportuno, in una facoltà in cui l’evento che annualmente vede la più nutrita partecipazione (e immaginiamo un buon investimento dei fondi destinati alle attività studentesche) è l’elezione di “Miss Farmacia”!  Si trattava, invece, della ripetizione di una formula rodata, in cui è l’università stessa, nella persona dei suoi rappresentanti, ad offrire a manager di multinazionali farmaceutiche  ed agenzie di lavoro interinale (Adecco), la cornice ideale per farsi un po’di pubblicità attraverso la solita pratica delle domande programmate e dei fragorosi applausi da parte della tristemente nota claque di rappresentanti e docenti compiacenti.

Increduli, abbiamo prima ascoltato pareri deliranti sulla ricerca di nuovi acquirenti (a cui chiaramente vanno fatti corrispondere nuovi corsi triennali, per formare figure professionali già esistenti, che vanno ad inserirsi in un mercato del lavoro ovviamente già saturo), la cui ultima frontiera sarebbe “instillare nei soggetti sani il dubbio di poter essere malati”, poi la descrizione di idilliaci scenari d’inserimento lavorativo postlaurea, ove chiaramente non si specificavano dettagli di poco conto, quali che il datore di lavoro fosse il genitore farmacista/industriale, piuttosto che il “padrino” di turno appartenente allo stesso schieramento politico.

Assistiamo all’ennesimo esempio di prepotente intrusione da parte delle aziende private nell’università, spalleggiate dal rettore, il quale spesso si è espresso in difesa della pubblica istruzione,  e dagli stessi studenti.

lo sfruttamento in pilloleAbbiamo portato agli studenti ed ai docenti il nostro dissenso: non capiamo perché dovremmo essere contenti dell’opportunità di diventare merce a buon mercato per le multinazionali farmaceutiche, per fare prima ricerca a costo zero con la tesi di laurea e negli stage formativi (presentati anche in questa occasione come fantastiche opportunità per “fare carriera”), e per essere sfruttati domani all’interno delle aziende stesse, precari e sottopagati.

Se questa è la situazione attuale, immaginiamo di qui a un anno, quando i tagli faranno sentire il proprio peso e il nostro ateneo sarà di fatto costretto, per sopravvivere, a tramutarsi in fondazione: la ricerca sarà completamente monopolizzata dalle industrie, che siederanno in qualità di "proprietari" nel c.d.a., asservita alle necessità di profitto; questo non soltanto penalizzerà la formazione personale dello studente e il livello culturale dei corsi di laurea, ma lo sviluppo dell’intera comunità: non crediamo alla favola delle buone industrie che favoriscono il progresso, poiché è evidente che l’unica cosa che hanno a cuore è l’accrescimento dei propri guadagni.

Che tipo di laureato produrrà questo tipo di sistema? Un burattino con conoscenze limitate e settoriali, privo di senso critico e di visione d’insieme, buono per essere schiavizzato dalle multinazionali che lo hanno formato fin dall’università, per essere buttato via quando non serve più.