Assemblea Pubblica al Pascale

La sanità in Campania è allo stremo. Da decenni sottoposti a commissariamenti per “tagliare gli sprechi”, Ospedali, ASL, IRCCS e Policlinici si sono visti sottrarre le risorse necessarie alle loro attività, e, talvolta al mantenimento dei Livelli Essenziali di Assistenza. Il Piano di rientro dal eficit del “supercommissario” Caldoro, varato di recente e approvato con un’intesa virtuale tra ministeri e regione, non contiene nessuna copertura finanziaria, utile a garantire ai cittadini il diritto alle cure presso gli enti pubblici.

 

A Napoli la situazione dei servizi sanitari territoriali è insostenibile, e attraversa ogni quartiere, distretto, presidio. L’utenza, esasperata, protesta contro la mancanza d’igiene in molti reparti accade al Cardarelli, al Loreto Mare, al Vecchi Pellegrini), scende in piazza per opporsi alla chiusura del pronto soccorso (Ospedale San Gennaro) o li occupa per la chiusura degli ambulatori (distretto 42). Una negazione di fatto della tutela alla salute, e, come se non bastasse le istituzioni aumentano i ticket da 50 € (prima visita) e 25 € (seconda), e si introduce il “contributo di solidarietà” di 10 euro per i non-esenti e 5 per gli esenti (disoccupati e familiari sotto 800 € mensili, pensionati con il minimo, nucleo familiare sotto 1000 €), un “prelievo forzato” per pagare un debito contratto da un sistema malato, che non tiene più conto dello stato sociale, dove fanno affare solo le lobbies della “fabbrica della salute”.

Un modello sanitario di aziendalizzazione che parte da lontano, che non risparmia nemmeno gli atenei, trasformati in università-esamificio, dove gli studenti per la formazione sono costretti a pagare tasse sempre più onerose.

La condizione più disperata la vivono le persone colpite da patologie tumorali, cresciute esponenzialmente nella nostra regione negli ultimi anni, grazie ad una politica sui rifiuti fatta di discariche, inceneritori, e inquinamento. Aumento delle liste di attesa, specie nell’area oncologica, dove dovrebbe valere il criterio dell’emergenza.

All’Istituto Nazionale per la cura dei tumori “Fondazione Pascale” da luglio scorso non si eseguono più terapie alle pazienti affette da tumori alla mammella, addirittura è di questi giorni la notizia dello smantellamento di quasi tutto il reparto di Radioterapia. Vari impianti (tac, simulatore) fondamentali, per la cura dei tumori, sono fermi da tempo.

Alcuni dirigenti dell’Istituto, a seguito di contestazioni del personale e della cittadinanza attiva, si sono convinti a tenere aperto almeno uno degli impianti di radioterapia destinati a chiudere. L’unico a opporsi sembra essere il direttore del dipartimento, Paolo Muto, che, da testimonianze di alcune pazienti, pare le stia invitando a rivolgersi verso cliniche private. Un chiaro conflitto d’interesse, visto che il prof. Muto è socio di una catena di centri radioterapici sparsi in tutta la regione. I lavoratori sono stati posti in mobilità, altri rischiano concretamente di essere licenziati.

Ci hanno raccontato che la crisi sarebbe stata passeggera, che sopportando sacrifici necessari “per il bene del paese” l’avremmo superata. Invece la crisi è esplosa, facendo saltare quello che era un governo fantoccio. Ora la BCE (Banca Centrale Europea) impone i suoi diktat, che la casta politica si prepara a eseguire, individuando un economista, Mario Monti (già commissario europeo), quale esecutore di quelle politiche di austerità che sottrarranno diritti conquistati grazie alle lotte degli anni passati, dando mano libera alle privatizzazioni, ai licenziamenti, a pensioni, istruzione.

 Stavolta non saremo noi a pagare il conto. 

Le nostre vite valgono più dei loro profitti.

Movimento di lotta per la salute pubblica

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