Avimmo Perz’ ‘A Salute!

Opuscolo “Avimmo Perz’ ‘A Salute!“: Storia, Analisi e Prospettive del Sistema Sanitario

 

Locandina a3-2Il rimodellamento del SSN e i tagli susseguitesi negli anni sono il frutto evidente della linea guida che l’Europa si è data in materia di Welfare, con le varie specifiche declinazioni in tutti i Paesi costituenti: abbattere la spesa pubblica per entrare in pareggio di bilancio, cercando inoltre di trarre il massimo profitto possibile da ogni ambito necessario per una vita dignitosa (come la Sanità, la Scuola e Università, i Trasporti, etc.).

 

 

 

A cosa sta andando incontro il Sistema Sanitario Nazionale?

Esisterà ancora?

Chi vi potrà accedere realmente? 

 

 

Mercoledì 18 dicembre 2013
Ore 17:00
Aula Occupata “Sergio Piro”, ed.20 II Policlinico
 

 

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DIFENDI LA TUA SALUTE: DISTRUGGI IL TUO VERO NEMICO!!!!!!

“Vale più la vita di un solo essere umano

 che tutto l’oro dell’uomo più ricco del mondo”

        Ernesto Che Guevara

 

inquinamento 

 

Il caso “Terra dei Fuochi” è una realtà nata più di 20 anni fa con lo sversamento smisurato e “incontrollato” di rifiuti, dall’umido casalingo che col tempo si trasforma in percolato fino ai rifiuti sempre più tossici. L’area territoriale interessata è  compresa all’incirca tra i comuni di Qualiano, Giugliano in Campania, Orta di Atella, Caivano, Acerra, Nola, Marcianise, Succivo, Frattaminore, Frattamaggiore, Mondragone, Castel Volturno e Melito di Napoli.

 

In molti casi, come se non bastasse, i cumuli di rifiuti, illegalmente riversati nelle campagne o ai margini delle strade, vengono incendiati dando luogo a roghi i cui fumi diffondono nell’atmosfera, nel sottosuolo e, spingendosi fino alle viscere della terra, inquinano anche le falde acquifere.

 

Ma questa situazione perché si è venuta a creare????

 

La reale causa di questa violenza a carico dell’ambiente e della salute degli abitanti, manifestatasi in modo devastante  con l’aumentata incidenza dei tumori nella nostra Regione , di queste terre non è solo, come spesso si sente dire, opera della camorra che ullo smaltimento dei rifiuti ha creato una vera multinazionale; infatti, andando alla radice del problema, la questione rifiuti è in realtà il sottoprodotto del ciclo di produzione del nostro sistema economico.

 

Di fatti, essendo il nostro sistema economico basato sullo sfruttamento delle risorse territoriali e umane, la produzione di sostanze di scarto (ovvero i rifiuti) non può che esserne la diretta conseguenza e da esse traggono profitti, creando dei veri e propri business sia se si tratti della loro produzione che del loro smaltimento.

 

Per questo l’unica reale soluzione alla questione dei rifiuti è abbattere questo moto di produzione e solo così effettivamente le bonifiche potranno restituire alla collettività territori, la salute e il lavoro!!!!

 

Perché diciamo questo???? 

 

La risposta è molto semplice: se continuiamo a far sfruttare i nostri territori, le nostre braccia e le nostre menti facendoci abbindolare dalla più facile delle soluzioni, ovvero la bonifica che, per forza di cose, si baserà sugli stessi meccanismidi profitto a qualsiasi costo rimandando il problema o aggravandolo addirittura(vedasi lo scempio fatto sino ad ora a Bagnoli) non avremo che la stessa situazione della “terra dei fuochi” da un’altra parte.

 

Smettiamola di pensare al “nostro piccolo” e  allarghiamo i nostri orizzonti verso la SOLA E REALE soluzione a questo e a tutti gli altri problemi che ci vedono vittime!!!  

 

Per questo pretendiamo,  affinché ci sia una concreta risoluzione del problema rifiuti:

 

  • Abbattimento dei cicli produttivi che trattano materie nocive per la salute
  • Smaltimento delle scorie tossiche già presenti nel suolo
  • Rispetto delle norme in materia di salute nei luoghi di lavoro e di salute collettiva

 

Ma sopra ogni cosa:

 

  • Cambiamento del sistema produttivo che trae profitto sulle spalle dei lavoratori e dei cittadini che, vittime    innocenti, pagano il prezzo più alto: la loro vita!

 

Difendi la tua vita, lotta e resisti !!!!

 

 Coordinamento II Policlinico                                                                                         Collettivo Sun Napoli

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Ilva: sequestrati 8 miliardi ai Riva!

Pubblichiamo di seguito una piccola rassegna stampa di alcune notizie di questi giorni, che ci pare che siano girate molto poco in proporzione al loro “peso”.

 

Il provvedimento disposto dal tribunale di Taranto impone un sequestro di 8 Miliardi di euro alla società Riva Fire.  La novità è che stavolta il sequestro non dovrebbe riguardare gli impianti o i prodotti, come già avvenuto con conseguente blocco della produzione, ma il solo patrimonio dei Riva!

 

La risposta degli imprenditori non si è fatta attendere: subito si dimette l’intero CDA dell’Ilva!

Non senza aver prima scritto, però, un’ultima nota dal tono ricattatorio: “Con i morti sul lavorosequestri disposti dal gip di Taranto sono a rischio 24 mila posti di lavoro diretti, 40 mila con l’indotto”. “Si sta mettendo in pericolo tutto, c’è il rischio concreto che decine di migliaia di persone restino senza lavoro”.
Non vi sembra commovente tanto interessamento per quegli stessi lavoratori che, in tempi normali, l’Ilva manda quotidianamente incontro alla morte? Sia per l’inquinamento senza freni, che per la mancanza di misure di sicurezza nella produzione????

 

Il futuro dell’Ilva è decisivo per tutt* noi. E’ necessario che la produzione continui, che la fabbrica sia messa a norma e sia bonificato il territorio circostante. Ed è necessario che a pagare tutto questo siano imprenditori e politici che si sono arricchiti finora sulle spalle di tutti i lavoratori!

 

Stop allo sfruttamento, Basta morti sul lavoro, Basta con il saccheggio del territorio ai danni della salute dei cittadini e degli operai! Nessun licenziamento!

In due semplici parole: STOP CAPITALISM!

 

Fonti:

http://bari.repubblica.it/cronaca/2013/05/24/news/ilva-59512523/

http://www.contropiano.org/ambiente/item/16841-mega-sequestro-da-8-miliardi-ai-riva-lo-scandalo-ilva-%c3%a8-il-doppio-dellimu

http://www.contropiano.org/economia/item/16846-si-dimette-lintero-cda-dellilva

1 Maggio: Il rispetto del lavoro passa per il rispetto della salute! Lavoro o salute: NOI NON VOGLIAMO SCEGLIERE!

“Vale più la vita di un solo essere umano che tutto l’oro dell’uomo più ricco del mondo”

Ernesto Che Guevara

 La scelta di vivere il 1 maggio a Bagnoli vuole essere un segnale di opposizione alle politiche di distruzione e speculazione che negli ultimi 20 anni hanno fatto di questo territorio un luogo insalubre in cui il diritto al lavoro e alla salute sono stati negati alla cittadinanza.

morti sul lavoro

L’ex Italsider di Bagnoli  un tempo ,così come l’Ilva di Taranto oggi ,sono degli esempi di come il sistema economico attuale, basato sul profitto dell’ imprenditore, non ha nessun interesse a garantire il bisogno di lavoro e salute del lavoratore. Di fatto lo pone davanti a un ricatto: “rinunciare al lavoro adesso e morire di fame oggi o compromettere la proprio  salute e morire di lavoro tra 20 anni(tumori, infortuni, “omicidi bianchi”,eccessivo stress sia fisico che psichico etc…)  accettando le condizioni sfruttamento  sul posto di lavoro??”

 

A compromettere le condizioni già precarie del lavoratore ci hanno pensato  i tagli e le misure di Austerity accompagnate da norme legislative: lo smantellamento dell’art 18  dello statuto dei lavoratori,  che renderebbe gli imprenditori liberi di licenziare “senza giusta causa”, ovvero quando il lavoratore diventa meno produttivo (come in caso di salute precaria o semplice invecchiamento), l’aumento dell’età pensionabile e le norme  in materia di  “sicurezza sul posto di lavoro” come la legge 626/94 e successivamente la legge 81/2008. Queste ultime hanno reso unico responsabile della sicurezza sul posto di lavoro e dei controlli sugli stabilimenti aziendali i dirigenti, che possono scegliere direttamente il medico competente che lavora presso la loro azienda senza nessun controllo esterno delle Asl. In questo modo hanno trasformato il controllato in controllore e un diritto fondamentale come la salute sul posto di lavoro in una farsa.

 

In questo contesto ci si ammala di più sia per le condizioni lavorative che  per i disastri ambientali che   le fabbriche stanno producendo, ma contemporaneamente si sta assistendo ad un lento processo di smantellamento del sistema sanitario pubblico, con una restrizione sempre più grande di accesso alle cure: • dal 2010, per le prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale aumenti del costo dei ticket di 50 € (prima visita) e 25 € (seconda). È stato inoltre introdotto  il “contributo di solidarietà” di 10 euro per i non-esenti e 5 per gli esenti (disoccupati e nuclei familiari sotto 800 € mensili, pensionati con il minimo, nuclei familiari sotto 1000 €).

 

• un ulteriore aumento dei ticket sanitari  del 20 per cento. Questo aumento nasce per colmare il buco di 2 miliardi che servono per far quadrare il bilancio a livello nazionale, e di questi  oltre 200 milioni devono pervenire in tre anni  dalla nostra regione che vuole reperirli proprio attraverso i ticket sanitari.

 

 

 

Non possiamo restare fermi:

 

per un Sistema Sanitario pubblico e gratuito per tutti, basato sulla prevenzione e l’eliminazione delle cause scatenanti la malattia, piuttosto che la semplice cura dei sintomi e reimmisione in ambienti insalubri!

 

per la certezza del posto di lavoro e la sicurezza sul posto di lavoro,

 

per un diritto alla salute dentro e fuori il posto di lavoro!

 

Coor2pol.noblogs.org

 

Coor2pol@gmail.com                                            collettivosunnapoli@gmail.com

 

 

 

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“Se si vince a Taranto si vince ovunque”

manif22-3Questa una delle tante parole d’ordine lanciate all’ iniziativa organizzata dalla della Rete nazionale per la sicurezza e la salute sui posti di lavoro il 22 marzo 2013.

La giornata è iniziata alla direzione dell’ Ilva dove, tra cancelli chiusi e schieramento delle forze dell’ordine, le delegazioni della Rete hanno urlato le loro ragioni a finestre e porte sbarrate. L’iniziativa si è poi spostata alle portinerie A e D dove c’è stato il contatto diretto con gli operai che uscivano dalla fabbrica. Il volantinaggio e la condivisione delle esperienze da parte dei compagni siciliani, di Marghera, Milano, Ravenna e dei collettivi napoletani Coor2Pol, Collettivo Sun, CAU e CCW hanno radunato un discreto  gruppo di operai, cosa che ha permesso scambiarsi impressioni, esperienze e di tastare il polso a chi quotidianamente vive dentro la fabbrica.

Lasciata l’ Ilva abbiamo raggiunto il cimitero San Brunone dove una piccola delegazione si è recata alla lapide dedicata a Ciro, Claudio, Francesco e a tutti i morti sul lavoro e per l’inquinamento. Qui si sono uniti all’ iniziativa i lavoratori del cimitero, che sono costretti a rischiare la propria salute smuovendo ogni giorno le polveri tossiche depositate sul terreno più inquinato di tutta la città di Taranto, perché situato proprio a ridosso del perimetro dell’ Ilva.

Abbiamo concluso la giornata in una sala nei pressi del cimitero, al rione Tamburi, dove si è svolta l’assemblea cittadina. Ha aperto gli interventi  l’avvocato Bonetto, rappresentante di parte civile nei processi contro Thyssenkrupp ed Eternit. Da lui è arrivata la sollecitazione a non spegnere i riflettori sulla vicenda dell’Ilva durante il processo che si sta preparando;  sono seguiti gli interventi delle realtà presenti: dai compagni della Rete, a Legambiente,  passando per Slai Cobas, Sinistra Critica, USB, collettivo CCW,  Coor2Pol e Collettivo Sun , operai dell’ Ilva e cittadini di Taranto. L’assemblea si è chiusa con l’intervento del presidente dell’associazione 12 giugno di Taranto per i morti sul lavoro, ma soprattutto con l’approvazione di una mozione che afferma con forza l’assoluta inscindibilità delle lotte per la difesa del posto di lavoro da quelle per il diritto a vivere e lavorare in un ambiente sano, il sostegno a tutte le lotte che hanno luogo sul territorio nazionale e la necessità di metterle in rete.

L’assemblea ha infatti avuto il giusto merito di evidenziare il filo rosso che lega la Thyssenkrupp a Marghera, a Bagnoli, a Taranto e ad ogni luogo di lavoro in cui gli operai vengono stretti dalla morsa di un ricatto infame che li costringe a scegliere tra lavoro e salute; e ancor di più da tutte quei provvedimenti legislativi che continuano a mettere al primo posto i profitti dei padroni piuttosto che la vita del proletariato. In questo senso l’ Ilva di Taranto, la più grande acciaieria d’Europa, è la chiave di volta: la messa in sicurezza, la bonifica a spese dei padroni e la salvaguardia della salute sia dei lavoratori che degli abitanti, costituiscono una delle sfide più grandi che ci troviamo di fronte; non si può permettere che a giocare questa partita siano gli operai dell’ Ilva e i tarantini da soli. Perché al destino dell’ Ilva è legato il destino industriale e ambientale di tutto il Paese.

Lavoro o Salute? Noi non vogliamo scegliere!!!

Coor2pol                                                        Clash City Workers

Collettivo Sun Napoli                      Collettivo Autorganizzato  Universitario

http://bastamortesullavoro.blogspot.com

Lavoro o Salute? Noi non vogliamo scegliere!

“…Il capitale dice infatti alla medicina: io costringo gli uomini ad una vita impossibile, li sfrutto, li spremo, non dò loro tregua, li metto gli uni contro gli altri per succhiarne un maggior plusvalore; così è e tu non puoi farci nulla; essi sono nervosi, inquieti, cardiopatici, non stanno più insieme. Ebbene, fa’ di rimetterli in condizione di servire: inventa dei sonniferi, dei digestivi, degli stupefacenti; e, se il cuore gli si inceppa, tenta il trapianto, io ti fornirò i pezzi di ricambio…” 

 

 

La salute, mai come in questi ultimi anni, è diventata una questione di primaria importanza tanto da essere affrontata anche dalla stampa borghese.

Ma cosa è realmente la SALUTE? Ci hanno abituati a credere che lo stato di salute sia solo ed esclusivamente correlato ad avere cure con i più alti standard di macchinari e personale ad oggi esistenti ma il reale concetto di SALUTE è ben diverso e più ampio. Esso deve passare per un accesso alle cure realmente pubblico e gratuito per tutt@, per un ambiente salubre in cui vivere e per un posto di lavoro che non sia devastante né per la psiche né per il fisico del soggetto.

Nel sistema economico attuale, basato sul profitto, il soddisfacimento di tale bisogno non può avvenire non solo perché sui servizi fondamentali, come la sanità, si stanno abbattendo i tagli delle misure di austerity ma anche perché, nel corso del tempo, si è avuto lo smantellamento dello statuto dei lavoratori, e in particolar modo la cancellazione dell’art.18, per difendere gli interessi di padroni, speculatori e banche con la scusa della crisi che essi stessi hanno generato.

Ma perché al capitale interessa smantellare il diritto alla salute?e quali sono i meccanismi che utilizza?

Partendo dal presupposto che il Padrone ha solo interesse per la produttività e il plusvalore che essa genera, possiamo affermare che lo stato di salute dell’operaio è visto esclusivamente come un mezzo per incrementare il suo capitale.

Così, la strumentalizzazione della malattia colpisce l’operaio in due modi: lo rende da una parte più ricattabile perché la stessa malattia lo porta all’improduttività e la perdita del posto di lavoro e di conseguenza all’impossibilità di trovare un altro lavoro (in quanto, essendoci sempre più proletari disponibili sul mercato, potrà essere in ogni momento sostituito da un altro, magari con un contratto ancora più precario); dall’altro lo rende più sfruttabile perché pur di mantenere il lavoro è disposto a scambiare la sua salute, rendendola di fatto la merce che, insieme alla sua forza-lavoro, può vendere sul mercato.

Come sempre le strategie del capitale non si muovono solo sul piano economico ma vengono sempre accompagnate da produzione legislativa. In merito, le leggi che hanno reso ancora peggiore la condizione dei lavoratori in materia di “sicurezza sul posto di lavoro” sono la legge 626/94 e successivamente la legge 81/2008. Esse hanno reso unico responsabile della sicurezza sul posto di lavoro e dei controlli sugli stabilimenti aziendali il padrone, che può scegliere direttamente il medico competente che lavora presso la sua azienda senza nessun controllo esterno delle Asl. In questo modo hanno trasformato il controllato in controllore e un diritto fondamentale come la salute sul posto di lavoro in una farsa.

Tutto ciò ha reso ben evidente la contraddizione capitale- lavoro- salute, a partire proprio dal posto di lavoro.

Un esempio attuale di questa situazione è ciò che sta accadendo all’Ilva , in cui la contraddizione capitale-lavoro-salute, è evidente non solo all’interno della fabbrica ma anche all’esterno mettendo gli operai e famiglie davanti ad un vile ricatto: morire di fame adesso o morire di tumore tra qualche anno!”.

Dall’analisi dei dati raccolti nei quartieri adiacenti l’Ilva (Tamburi, Borgo, Paolo VI e nel Comune di Statte, ) abitati prevalentemente da lavoratori della fabbrica e dell’indotto, si nota un evidente aumento di patologie riguardanti l’apparato circolatorio, respiratorio,gastrointestinale e un aumento dell’incidenza di patologie tumorali.

In particolare nel biennio 2006-2007 (primo periodo per il quale vengono forniti dati dal Registro Tumori Puglia – Asl di Taranto), si è notato un aumento significativo per tutti i tumori comparandoli con i dati dei Registri Tumori dell’Italia meridionale, come ad esempio un aumento del tumore alla mammella nelle donne, di mesotelioma pleurico per gli uomini e di leucemie per entrambi.

Il dato più importante che si evidenzia è, però, quello relativo all’incidenza dei tumori in età pediatrica, che risulta del 70% più elevato rispetto ai dati raccolti sul territorio nazionale.
Sicuramente l’analisi di questi dati può aiutare a capire la situazione disastrosa in cui si trovano gli abitanti di Taranto ma bisogna comunque precisare che in generale i dati non possono essere ritenuti l’unico e incontrovertibile strumento di “verità scientifica”.

Essi, in primo luogo, sono sottostimati in quanto molte persone, a causa della riduzione dei servizi sanitari nelle regioni del sud, sono costrette a rivolgersi fuori regione per usufruire delle cure, sfuggendo alla popolazione osservata negli studi condotti sulla questione Ilva.

In secondo luogo, i dati raccolti sui limiti di microparticelle tossiche emesse nell’aria , che risultano quasi sempre nel parametro limite, nonostante la loro apparente scientificità, sono in realtà correlati a parametri stabiliti dalla comunità europea in base ad una media fatta sulle emissioni e quindi, come tali, sono fissati sull’interesse economico e produttivo delle grandi fabbriche . Essi, perciò, non garantiscono affatto che i soggetti che vi entrano in contatto a qualsiasi %, anche minore rispetto al limite ,sia per lavoro che per vicinanza abitativa, non si ammalino nel breve o nel lungo periodo.

I dati posso infatti essere utilizzati per dimostrare alcune cose e celarne altre ( cosa che è infatti avvenuta nelle varie perizie dell’ Ilva ).

In questo quadro politico, legislativo ed economico non sorprende come la classe proletaria, venga privata dei propri diritti attraverso continui ricatti ma sapendo che il caso Ilva non è stato e non sarà l’ultimo, crediamo che sia nostro dovere come compagn*, far emergere le contraddizioni sociali e mettere la nostre capacità ed il nostro impegno al fianco di chi si oppone ai continui attacchi del padronato!
Coordinamento II Policlinico

Collettivo Sun Napoli

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se vuoi scaricarlo clicca qui: definitivo documento ilva

 

Riprendiamoci tutto! 200 persone invadono l’Ascalesi contro il caro-ticket e la dismissione. Verso l’assedio della regione Campania

Oltre 200 persone tra comitati in difesa della Sanità pubblica, movimenti dei precari, sindacati di base, attivisti dei centri sociali e dei collettivi studenteschi, hanno invaso stamattina l’Ospedale Ascalesi, contro il caro-ticket e gli inaccettabili tagli alla Sanità Pubblica in Campania che stanno portando alla dismissione di intere strutture sanitarie (e dello stesso Ascalesi). A guadagnarne è la Sanità Privata, da sempre moltiplicatore di potere e di denaro per le caste della medicina e della politica, a perderci sono tutti i cittadini, privati di servizi essenziali e ricattati economicamente con costi esorbitanti su un diritto fondamentale come quello alla Salute.
L’iniziativa ha riscosso un’ovvia popolarità tra tutte le persone che frequentavano l’Ospedale e si è conclusa dopo tre ore con un incontro con la nuova direttrice sanitaria dell’Ospedale che ha inviato un fax al presidente dell’Asl sulle rivendicazioni dei dimostranti. Un’iniziativa che segue il blocco del pagamento del Ticket all’Ospedale Pellegrini messo in atto tre settimane fa.
Ma soprattutto un’iniziativa che avvia una campagna di azioni contro le politiche di austerity e i tagli in regione, per diritti sociali fondamentali come salute, trasporto pubblico, beni comuni, diritto al reddito e al lavoro. Una campagna che coinvolge  in un appello comitati, collettivi, reti, associazioni, movimenti, sindacati di base e arriverà il 15 febbraio a costruire un’assedio e una tendopoli sotto la regione campania per pretendere una svolta e un tavolo permanente sui diritti fondamentali che vengono negati. Noi la crisi non la paghiamo!

Realtà di base e movimenti della Campania 

 

 

volantino ascalesi


La Salute non è una Merce! Contestato Caldoro al Maschio Angioino.

Oggi, 7 dicembre 2011, il Movimento in Lotta per la Salute Pubblica ha manifestato  il suo dissenso nei confronti dei tagli attuati dal Piano di Rientro approvato dall’amministrazione Caldoro. La Campania, pioniera per quanto riguarda i decreti di destrutturazione dei  servizi pubblici, come successo non solo per la sanità ma anche per l’emergenza rifiuti, è il  laboratorio di sperimentazione delle nuove strategie economico-sociali  che sono state inserite dal neogoverno Monti  nell’ultima manovra.

Durante il congresso organizzato dalla Rai, al quale era presente anche Caldoro, è stato aperto lo striscione “LA SALUTE NON E’ UNA MERCE – Movimento in Lotta per la Salute Pubblica”, interrompendo e disturbando il suo intervento.

Questa  azione ha voluto dimostrare che il diritto alla salute pubblica, intesa come possibilità di accedere alle cure, ad un posto di lavoro dignitoso e ad un ambiente salubre, è l’obiettivo che dobbiamo e vogliamo raggiungere senza sé e senza ma!

LA SALUTE NON E’ UNA MERCE!!!!!

                                                        Movimento in Lotta per la Salute Pubblica

Presidio al Pascale. Smascherata la dimissione della radioterapia

Ieri, 22 novembre 2011, un nutrito gruppo di cittadini, tra pazienti, studenti, operatori sanitari, comitati in difesa della salute e dell’ambiente, lavoratori e disoccupati, si è riunito in presidio all’esterno dell’ospedale Pascale per protestare contro la chiusura della radioterapia: da ieri infatti, nonostante le numerose contestazioni delle settimane scorse, sono iniziate le operazioni di smantellamento dei macchinari.

I cittadini, esasperati dall’indifferenza mostrata nelle ultime settimane dalla direzione dell’istituto, che lascia più di 60 pazienti al giorno affette da tumore alla mammella senza la possibilità di accedere alle cure, sono entrati in corteo all’interno dell’ospedale, raggiungendo la radioterapia e bloccando il camion addetto al trasporto degli impianti smantellati.

E’ apparsa immediatamente l’intenzione da parte della direzione di volersi sottrarre ad ogni tipo di confronto, negando all’utenza le risposte. Dopo ore di protesta, finalmente siamo stati ricevuti, ma soltanto per sentirci ripetere le solite scuse: la chiusura sarebbe soltanto temporanea, in attesa che arrivino nuovi e più moderni macchinari, per i quali, come ammette la stessa direzione, non sono ancora partite le gare d’appalto. I tempi previsti solo per mettere in funzione il primo impianto sono infatti di almeno otto mesi. E, nel frattempo, come dovrebbero curarsi le pazienti ? Ci è stato risposto: tramite l’accordo siglato con l’ospedale Ascalesi, a partire dal 28 di questo mese , grazie al quale potrebbero accedere alle cure 4 malate al giorno delle 60 che quotidianamente venivano trattate al Pascale con i macchinari ora smantellati; chi resta fuori, e se i questi rimarranno i presupposti stiamo parlando della quasi totalità delle pazienti, potrà rivolgersi soltanto ai centri convenzionati, che tra attese infinite e servizi mancanti (come il centraggio, che non è presente ovunque) saranno costrette a rivolgersi a centri di cura privati. Centri di cui lo stesso direttore del reparto di radioterapia Paolo Muto e famiglia sono tra i principali proprietari. Apprendiamo infatti in questi giorni, da testimonianze delle stesse pazienti, che sulla base di indicazioni, ricevute al Pascale, di effettuare la radioterapia all’esterno, sono costrette sono costrette a pagare 120 euro per il preliminare centraggio non presente in tutti i centri convenzionati indicati, cioè per un servizio che al Pascale era gratuito! E’ evidente il conflitto d’interessi da parte del direttore Muto, che è stato l’unico ad opporsi alla riapertura della radioterapia fino all’arrivo della nuova strumentazione, giustificandola dall’obsolescenza dei macchinari (ma allora come mai fino a luglio scorso questi potevano funzionare a pieno regime, e fino a stamane è stato possibile irradiare le sacche di sangue destinato alle trasfusioni?).

Non è possibile, con la scusa dell’ammodernamento, privare delle cure pazienti che non hanno, per la loro grave condizione, la possibilità di attendere i tempi infiniti delle liste di attesa, già lunghe, degli altri ospedali.

Se davvero il problema era l’ammodernamento, perché non è stato garantito un servizio efficiente fino all’arrivo dei nuovi macchinari?

Non è tollerabile che si giochi in questo modo con la vita delle persone solo per ingrossare le proprie tasche, già gonfie, di soldi fatti speculando sulla salute dei cittadini!

A questo punto ci sono gli elementi per affermare che l’ammodernamento non è che un pretesto per dirottare le pazienti dalla struttura pubblica ai centri privati dove potranno curarsi soltanto sborsando somme esorbitanti…

e chi non potrà permetterselo?

Insomma il diritto pubblico e gratuito alla cura radioterapica, nell’istituto Pascale, da Luglio scorso viene di fatto negato in nome di un riammodernamento interessato che si sarebbe potuto gestire in modo più efficiente e più rispettoso dei pazienti e di chi ci lavora. Noi continueremo a vigilare e denunciare le speculazioni sulla pelle dei malati e a rivendicare l’accesso gratuito alla salute come diritto fondamentale ed inalienabile!

 

Se ti tolgono la sanità, ti tolgono tutto! PIENSA A SALUTE! Movimenti in Lotta per la Sanità Pubblica