17 novembre: non abbiamo governi amici… fateli voi i sacrifici!

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17 novembre del ’73: erano gli anni della “Giunta” in Grecia e l’università di Atene, il Politecnico, era occupato dagli studenti che protestavano contro la dittatura dei colonnelli. Quel giorno, carri armati, polizia e forze paramilitari giunsero dinnanzi ai cancelli del Politecnico, gli studenti si arrampicarono su di essi per evitare l’avanzata dei “tank”, ma dopo poco Papadopoulos ordinò all’esercito di porre fine alla protesta: un carro armato Amx 30 abbatté i cancelli, travolgendo gli studenti che vi si erano arrampicati sopra. Furono circa 80 i morti e centinaia i feriti. Questo è i l tragico episodio che ha reso il 17 novembre la giornata internazionale dello studente.

 

Ora non si entra con i carri armati nelle università, ma continua ad essere difficile esprimere il proprio dissenso nei confronti di chi, in questo momento, sta distruggendo il mondo dell’istruzione pubblica e quello dei servizi sociali.

 

Basti pensare agli episodi del 3 novembre a Roma quando  gli studenti,  scesi in piazza per infrangere il divieto di manifestare imposto in seguito ai fatti del 15 ottobre, sono stati malmenati dalla polizia che, poco dopo, è addirittura entrata nelle scuole per identificare gli assenti di quel giorno. Episodi simili sono accaduti a Palermo, dove la digos, chiamata dal preside della facoltà ha impedito, minacciando lo sgombero e identificando alcuni studenti, che si svolgesse un’ iniziativa nell’università e, diverso nelle modalità, ma uguale negli intenti è quello che è accaduto a Brescia ad un ricercatore di economia, minacciato di sospensione e ritiro dello stipendio per un anno dalle autorità accademiche, per aver pubblicamente espresso le sue idee politiche.

 

In una situazione difficile come quella che stiamo vivendo in questi giorni, che vede protagonista la BCE  con le sue richieste (o meglio imposizioni) “lacrime e sangue”,  la controparte cerca in ogni modo di chiudere spazi di agibilità politica, di confronto e condivisione di idee proprio per evitare che si alzi la testa, che si vengano ad unire le lotte di quei soggetti realmente colpiti dalla crisi, dagli studenti ai lavoratori, dai disoccupati ai pensionati. Nella legge di stabilità approvata qualche giorno fa a cavallo con le dimissioni di Berlusconi, non si parla solo di pensioni a 67 anni e di liberalizzazioni e privatizzazioni dei servizi pubblici, si entra nel merito anche di temi che riguardano più strettamente l’istruzione.

 

Sappiamo bene che in 2 anni sono stati tagliati a scuole e università circa 8 miliardi e 13 milioni di euro ebbene, nel maxi-emendamento si parla di nuovi finanziamenti all’istruzione … arrivano più di 200 milioni alle scuole PRIVATE e circa 20 milioni alle università, ovviamente PRIVATE! E mentre si continua  a tagliare sui servizi pubblici, come i trasporti, si stanziano ben 700milioni di euro per le “missioni di pace” o sarebbe il caso di chiamarle guerre imperialiste.

E per chi crede ancora alla storiella dell’unità nazionale e che i sacrifici che ci chiedono tocchino tutti allo stesso modo, basta leggere come la lettera alla BCE, dell’ormai ex-governo italiano, metta a nudo ciò che noi studenti rappresenteremmo per loro, ossia prezioso “capitale umano” da promuovere e da valorizzare. Sempre nella stessa lettera troviamo scritto che si “amplieranno autonomia e competizione tra le Università” che nella lingua di noi comuni mortali significa una sola cosa, ossia che si smetterà di erogare fondi e ogni ateneo dovrà reperire autonomamente le proprie risorse, prostrandosi in tutto e per tutto alla volontà dei privati: quegli imprenditori-avvoltoi che sono sempre pronti a scaricare i costi di formazione dei lavoratori sul settore pubblico in rovina, anziché farsene carico nella propria azienda.

 

Il 17 novembre scenderemo in piazza per i nostri diritti, per l’istruzione, per i trasporti, per il lavoro, per la sanità… Non possiamo fare finta di niente non possiamo starcene  a casa, non possiamo solo indignarci. Sappiamo bene chi sono i responsabili di questa crisi, chi ne deve pagare i costi e a chi chiedere sacrifici!

 

 

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