Ci sono uomini che nascono con la storia già scritta, che vivono sentendosi addosso sin dal principio tutto il dolore del mondo.
Non c’è modo di placare l’angoscia, né di zittire quella voce assordante che ti martella, ripetendoti senza tregua che c’è qualcuno, in un qualsiasi angolo della terra, che nasce e muore senza conoscere altro che sofferenza e disperazione.
L’unica strada percor
ribile è quella della lotta, o rassegnarsi a perdere. Ma non è da perdenti che certi uomini potrebbero vivere.
Vittorio Arrigoni ha scelto di rinnegarsi e rinascere molto lontano, di svestire i panni comodi di chi è nato dalla “parte giusta” del mondo, di vivere gio
rno dopo giorno le pene e le angosce di un popolo oppresso e massacrato. Di morirne.
Ha trascorso anni lottando per una Palestina finalmente libera, per il diritto all’autodeterminazione di un popolo oppresso e martoriato. Ha vissuto sfidando i proiettili e le bombe infami dell’oppressore, rompendo il silenzio squallido di pennivendoli sedicenti giornalisti, quell
i che Gaza la raccontano da lontano, seduti dietro ad una scrivania, da bravi servi dell’imperialismo mondiale.
Sarà semplice fare in modo che Vittorio Arrigoni resti vivo in noi. Lo faremo attraverso il prosieguo nei fatti di tutto ciò in cui ha creduto e per cui è stato un esempio. Lo faremo attraverso la lotta, ogni giorno, ma soprattutto lo faremo pensando alla vittoria. Sempre. Fino alla vittoria.