Scontri tra polizia e manifestanti, lanci di materiale incendiario a Terzigno, cittadini feriti a Taverna del Re, blocchi stradali a Chiaiano; mamme e bambini caricati, autocompattori che perdono fetido percolato ribaltati e dati alle fiamme: cos’è che sta incendiando la provincia di Napoli da Nord a Sud nelle ultime settimane, riaccendendo le lotte nei nostri territori? Cos’è che ha fatto saltare il coperchio del problema rifiuti? Forse sarebbe più giusto chiedersi come mai tutto questo succede solo adesso…
Giovedì 11 novembre 2010
ore 13,30
edificio 20 del II Policlinico – aula C
Assemblea pubblica
Questione rifiuti e conseguenze sulla salute
Intervengono
Prof. Angelo Genovese
Dott. Giuseppe Comella
Movimento per la Difesa del Territorio – Area Vesuviana
Rete Campana Salute e Ambiente
La Campania è stata oggetto di una devastazione ambientale senza scrupoli attraverso gli sversamenti illegali delle organizzazioni criminali a cui le industrie, soprattutto del nord, facevano riferimento per disfarsi dei rifiuti tossici e radioattivi a costi minimi.
Ma da quando la legge ha regolarizzato il ciclo dei rifiuti solidi urbani, consentendo ai Comuni di riunirsi in società miste con privati (consorzi unici di bacino) per gestirlo interamente e guadagnare da trattamento e smaltimento, il business è diventato irresistibile anche per la Pubblica Amministrazione: per loro la “monnezza” è oro, ma è sempre e solo la popolazione a farne le spese, non solo dalle proprie tasche ma soprattutto sulla propria pelle. A rendere ancora più “singolare” la situazione campana, chiude il quadro la famigerata “provincializzazione”, per la quale il ciclo dei rifiuti viene attualmente gestito, secondo percorsi centralizzati, da un’unica azienda per provincia con la totale esclusione della Regione dalle dinamiche di responsabilità. Ma la popolazione è stanca e la sua lotta ha evidenziato sia l’affarismo che si nasconde dietro questo stato di cose, sia l’importanza di affrontare il problema alla radice che, prima ancora di essere quello della gestione dei rifiuti, passa per un modello di produzione che delega al “libero” mercato la gestione delle risorse e alla cultura del consumo e dell’usa e getta la produzione dei rifiuti. Se non si cambia in questo senso (prevenzione nella produzione, riutilizzo, riciclaggio e recupero) è chiaro che la risoluzione del problema rifiuti potrà essere solo procrastinata di volta in volta dai vari spot pubblicitari pre – elettorali.
”Emergenza” è diventata la parola passe-partout per far piovere in testa alla gente qualunque decisione, commettere qualunque abuso. Da un punto di vista legale questa parola significa deroga, eccezione alla regola, legalità di illegalità. Ed è proprio con lo scavalcamento di tutte le norme di smaltimento e gestione dei rifiuti che si giunge ora a questo scempio: umidi e secco non separato, rifiuti biologici speciali misti a quelli domestici, mancanza di impermeabilizzazione delle discariche con l’inevitabile inquinamento delle falde acquifere e del suolo.
Se da un lato si procede con l’accumulo indiscriminato di “tal quale” nelle cave adibite a siti di interramento di rifiuti, dall’altro viene spacciata come risoluzione “innovativa” l’incenerimento presso impianti chiamati “di termovalorizzazione”. Ciò che si omette è che questa soluzione ha un impatto sulla salute e sull’ambiente tutt’altro che trascurabile, infatti dà luogo alla produzione di ceneri tossiche e scorie di lavorazione pari a circa il 25% della massa di rifiuti bruciata da conferire in discariche speciali. Diossine, furani, metalli pesanti, sono solo in parte intercettati dai sofisticati e costosissimi filtri dell’ impianto, ma una quota significativa viene comunque liberata nell’aria. Si tratta delle cosiddette “polveri sottili” PM10 e PM2,5, talmente piccole da non poter essere trattenute da nessun filtro. Queste polveri hanno effetti devastanti sulla salute generando le cosiddette nanopatologie, causa di malformazioni fetali, tumori, malattie allergiche, infiammatorie e neurologiche. Tali mostri tecnologici vengono finanziati attraverso un sistema di tassazione diretta, una volta chiamato “CIP 6”, percentuale sulla bolletta dell’elettricità che si traduce in incentivi per chi produce energia elettrica con impianti alimentati da fonti rinnovabili o assimilate, ossia fonti di origine fossile.
Ciò che vediamo da quasi vent’anni è un susseguirsi di commissariamenti e interventi governativi detti emergenziali, che ben lungi dal risolvere il problema, determinano soltanto il perpetuarsi di una situazione in cui le istituzioni politiche si rendono complici di imprenditori “legali” ma spregiudicati e malavita organizzata. Il risultato ultimo è il lucro di pochi, la devastazione del territorio e l’attacco alla salute.
Poi c’è la popolazione che lotta, persone esasperate che gridano la loro rabbia.
Abbiamo il dovere di ascoltarli!
COORDINAMENTO II POLICLINICO