Contro l’ultima ondata repressiva: solidarietà ai compagni in lotta

E’
ormai quasi un anno che lottiamo attraverso controinformazione,
attivismo, coinvolgimento dei territori e autodifesa nella nostra
città il fenomeno del neofascismo, etichettato una volta “Stupor
Mundi”, una volta “Casapound”, un’ altra “Blocco
Studentesco” etc. Tra loro si sentono differenti, per noi sono la
stessa cosa: questa melma putrida che infesta le nostre strade di
notte per non farsi guardare in faccia, per paura di essere bollati
dalla gente come ciò che sono, razzisti, violenti, sessisti.

Questi
veri e propri “impiegati dei poteri forti”, in passato al soldo
di Servizi Segreti di casa nostra e di fuori, di organizzazioni
mafiose o di apparati di partiti deviati, pagati per mettere bombe
nelle piazze, per uccidere compagni o creare panico e dare le colpe
all’anarchico o al comunista di turno, oggi si presentano con la
faccia pulita di chi combatte il sistema, di rivoluzionari,
sbandierando un’ improbabile “giovinezza al potere”, il mutuo
sociale e il diritto alla casa. Eppure anche tra la gente comune a
Napoli è stato facile smascherare i loro agganci con le istituzioni,
le rivendicazioni populistiche e la loro violenza squadrista, tanto
che nel tempo di qualche settimana li abbiamo cacciati dal quartiere
di Materdei, dove avevano occupato il convento di San Raffaele.

Questi
scarafaggi non si sono arresi all’evidenza di una città che non li
vuole, al fallimento delle loro manifestazioni nazionali e al senso
di ripugnanza che suscitano in tutta Italia, ancora con la storia dei
“rivoluzionari” come Hitler e Mussolini.

Stipendiati
anche ora da un altro tipo di fascisti, quelli in doppio petto che
promulgano leggi razziste, che negano ai poveri e ai migranti
l’accesso alle mense scolastiche, che istituiscono i lager per gli
immigrati e che bombardano gli “sporchi islamici” in Medio
Oriente, si permettono agguati con mazze, bastoni e lame nelle
università, strisciano nella notte in cerca del diverso da
aggredire, picchiano studenti fuori le scuole, tutto secondo il
solito copione, 10 contro 1, armati, protetti.

E’
eclatante la copertura fornita su tutti i livelli a questi animali:
giornali come “Il Mattino” li chiamano “studenti universitari
che lavorano per pagarsi gli studi”, si chiamano per nome coi
dirigenti della PS (basta guardare i video dei fatti di piazza Navona
del 2008), ma soprattutto possono fare qualsiasi violenza a danno di
chiunque senza ripercussioni di nessun tipo. A fronte di ciò oggi in
Italia e a Napoli chi si dichiara antifascista e pratica
l’antifascismo è oggetto di una repressione feroce, in piazza come
in tribunale, con centinaia di avvisi di garanzia, coi manganelli e
coi lacrimogeni.

Non
basta: oggi anche le più importanti testate giornalistiche si
allineano a schedare compagni (Il Mattino sempre in prima fila), a
criminalizzare le lotte, in linea con il potere che confonde
partigiani e repubblichini, lager con foibe, nazisti e comunisti.

In
questo clima di totale impunità, dove chiunque sa che mai e poi mai
un fascista verrà punito dalle istituzioni borghesi per un agguato,
per i calci in faccia a una ragazza all’Università di
Giurisprudenza, per inneggiare in modo sfacciato al fascismo e al
nazismo, per il fatto stesso di esistere come organizzazioni che si
richiamano all’esperienza fascista, il primo maggio scorso alcuni
compagni hanno reagito alle provocazioni verbali e fisiche di una
decina di teste rasate.

Ci
sarebbe da chiedere dov’era l’onnipresente polizia o DIGOS quando
i topi commettevano il reato di inneggiare al fascismo o perché
abbia osservato lo spettacolo senza intervenire, così come invece ci
sarebbe da chiedersi perché quando si arrestano i compagni possono
essere presi persino nel mezzo di un corteo. Ma queste domande non ce
le facciamo più.

Il
filo doppio che unisce poteri forti, partiti della destra
istituzionale e forze di polizia con i fascisti è ormai sotto gli
occhi di tutti e la situazione ci è fin troppo chiara.

Non
intendiamo praticare violenza fine a se stessa, nè ingaggiare
scontri fra bande, non ci interessa.

Non
possiamo però chiudere gli occhi rispetto alle aggressioni che
subiamo e di cui veniamo continuamente minacciati.

Esprimiamo
solidarietà a tutti i compagni che in questo momento subiscono la
repressione dello Stato attraverso convocazioni come “persone
informate sui fatti” o per improbabili imputazioni e che
contribuiscono, hanno contribuito e contribuiranno alla lotta
antifascista.