Napoli antifascista:in 1500 sfidano il divieto!
Almeno 1500 persone hanno attraversato la giornata e tantissime sono rimaste fino a sera in presidio nella piazza dove il corteo dei neofascisti doveva terminare, per denunciare questa schifezza alla città e per impedire che la marcia si tenesse. Come è stato ottenuto.Momenti di tensione ci sono stati quando è arrivata la notizia che il corteo da piazza Carlo III aveva cercato di partire e allora anche il Presidio si è mosso bloccato da un ingente schieramento di polizia. E’ esploso qualche petardo, ma poi la situazione si è tranquillizzata. Infine, quando è giunta notizia che l’Adunata dei camerati (con presenza anche di personaggi coinvolti nella stagione nera delle stragi come Massimo Abbatangelo e Mario Merlino) si era sciolta senza marciare, allora il presidio è diventato un breve corteo di comunicazione verso il Museo nazionale. Dove la mobilitazione si è sciolta.
I movimenti di questa città hanno ribadito ancora una volta che non lasceranno spazio a chi in tutto il paese promuove xenofobia, squadrismo e astio sociale verso i più deboli.
Nei prosssimi giorni continuerà la mobilitazione al fianco dei precari e dei migranti che in città hanno condizioni di vita sempre più difficili.
Rete napoletana contro il neofascismo, il razzismo e il sessismo
Comunicato stampa: aggressione contro il centro socio-culturale Ararat di Testaccio
Il giorno 26 novembre, tra le 22.30 e le 23.00, una trentina di uomini armati di bastoni di ferro a volto scoperto ha tentato di fare irruzione nel centro Ararat di Testaccio a Roma entrando nel cortile antistante al centro, rompendo tavoli, sedie e vetri e costringendo i rifugiati politici kurdi lì ospitati a chiudersi dentro la sede. Gli aggressori hanno ripetutamente minacciato i kurdi intimandogli di non uscire più da Ararat e di non farsi vedere per il vicino quartiere di Testaccio, che ospita numerosi locali notturni. Solo il sangue freddo mostrato da alcuni dei rifugiati presenti ha impedito il precipitare degli avvenimenti. L’episodio sembrerebbe una “spedizione punitiva” organizzata dal giro dei buttafuori di alcuni tra questi locali, infastiditi dalla presenza di alcuni rifugiati nelle vicinanze. I carabinieri, accorsi sul posto dopo che queste persone si erano dileguate, hanno potuto accertare i danni e accompagnato i testimoni nei locali notturni della zona.
Non è possibile tollerare o minimizzare questo atto gravissimo che ha avuto come obiettivo dei rifugiati, visti evidentemente come persone deboli che si può impunemente colpire. Chiediamo alle istituzioni e alla società civile di vigilare per evitare che episodi come quello di ieri sera abbiano a ripetersi con conseguenze non prevedibili.
Presidio al Pascale. Smascherata la dimissione della radioterapia
Ieri, 22 novembre 2011, un nutrito gruppo di cittadini, tra pazienti, studenti, operatori sanitari, comitati in difesa della salute e dell’ambiente, lavoratori e disoccupati, si è riunito in presidio all’esterno dell’ospedale Pascale per protestare contro la chiusura della radioterapia: da ieri infatti, nonostante le numerose contestazioni delle settimane scorse, sono iniziate le operazioni di smantellamento dei macchinari.
I cittadini, esasperati dall’indifferenza mostrata nelle ultime settimane dalla direzione dell’istituto, che lascia più di 60 pazienti al giorno affette da tumore alla mammella senza la possibilità di accedere alle cure, sono entrati in corteo all’interno dell’ospedale, raggiungendo la radioterapia e bloccando il camion addetto al trasporto degli impianti smantellati.
E’ apparsa immediatamente l’intenzione da parte della direzione di volersi sottrarre ad ogni tipo di confronto, negando all’utenza le risposte. Dopo ore di protesta, finalmente siamo stati ricevuti, ma soltanto per sentirci ripetere le solite scuse: la chiusura sarebbe soltanto temporanea, in attesa che arrivino nuovi e più moderni macchinari, per i quali, come ammette la stessa direzione, non sono ancora partite le gare d’appalto. I tempi previsti solo per mettere in funzione il primo impianto sono infatti di almeno otto mesi. E, nel frattempo, come dovrebbero curarsi le pazienti ? Ci è stato risposto: tramite l’accordo siglato con l’ospedale Ascalesi, a partire dal 28 di questo mese , grazie al quale potrebbero accedere alle cure 4 malate al giorno delle 60 che quotidianamente venivano trattate al Pascale con i macchinari ora smantellati; chi resta fuori, e se i questi rimarranno i presupposti stiamo parlando della quasi totalità delle pazienti, potrà rivolgersi soltanto ai centri convenzionati, che tra attese infinite e servizi mancanti (come il centraggio, che non è presente ovunque) saranno costrette a rivolgersi a centri di cura privati. Centri di cui lo stesso direttore del reparto di radioterapia Paolo Muto e famiglia sono tra i principali proprietari. Apprendiamo infatti in questi giorni, da testimonianze delle stesse pazienti, che sulla base di indicazioni, ricevute al Pascale, di effettuare la radioterapia all’esterno, sono costrette sono costrette a pagare 120 euro per il preliminare centraggio non presente in tutti i centri convenzionati indicati, cioè per un servizio che al Pascale era gratuito! E’ evidente il conflitto d’interessi da parte del direttore Muto, che è stato l’unico ad opporsi alla riapertura della radioterapia fino all’arrivo della nuova strumentazione, giustificandola dall’obsolescenza dei macchinari (ma allora come mai fino a luglio scorso questi potevano funzionare a pieno regime, e fino a stamane è stato possibile irradiare le sacche di sangue destinato alle trasfusioni?).
Non è possibile, con la scusa dell’ammodernamento, privare delle cure pazienti che non hanno, per la loro grave condizione, la possibilità di attendere i tempi infiniti delle liste di attesa, già lunghe, degli altri ospedali.
Se davvero il problema era l’ammodernamento, perché non è stato garantito un servizio efficiente fino all’arrivo dei nuovi macchinari?
Non è tollerabile che si giochi in questo modo con la vita delle persone solo per ingrossare le proprie tasche, già gonfie, di soldi fatti speculando sulla salute dei cittadini!
A questo punto ci sono gli elementi per affermare che l’ammodernamento non è che un pretesto per dirottare le pazienti dalla struttura pubblica ai centri privati dove potranno curarsi soltanto sborsando somme esorbitanti…
e chi non potrà permetterselo?
Insomma il diritto pubblico e gratuito alla cura radioterapica, nell’istituto Pascale, da Luglio scorso viene di fatto negato in nome di un riammodernamento interessato che si sarebbe potuto gestire in modo più efficiente e più rispettoso dei pazienti e di chi ci lavora. Noi continueremo a vigilare e denunciare le speculazioni sulla pelle dei malati e a rivendicare l’accesso gratuito alla salute come diritto fondamentale ed inalienabile!
Se ti tolgono la sanità, ti tolgono tutto! PIENSA A SALUTE! Movimenti in Lotta per la Sanità Pubblica
COMUNICATO DI SOLIDARIETA’ AL COMITATO PRO MARESCA
Oggi, 23 novembre 2011, il comitato pro Maresca, formatosi in seguito al provvedimento di chiusura del pronto soccorso del P.O. Maresca, ospedale che per la città di Torre del Greco e paesi limitrofi rappresenta l’unica rete emergenziale della zona vesuviana, insieme ad un nutrito gruppo di cittadine e cittadini ha occupato gli edifici del Comune. L’occupazione, insieme a vari e diversificati metodi di lotta che vengono messi in campo da circa un anno e mezzo, è stata la risposta che la popolazione, stanca dell’indifferenza istituzionale che cela il suo vero volto dietro assenze derivate da “impegni istituzionali”, ha dato questa mattina alla dirigenza dell’ospedale e al comune tutto. La sanità in Campania ormai è caduta nel baratro della distruzione: presidi che chiudono, ospedali messi in condizione di non poter aver alcun macchinario disponibile alle cure, ditte di pulizia che non vengono pagate da mesi e lavoratori che sono costretti a fare gli straordinari in modo coatto per non essere licenziati. Tutto questo per quale motivo? La risposta che più spesso ci sentiamo dare è la crisi! In realtà il piano che sta dietro a tutti questi scelleratissimi provvedimenti, riassumibili con la legge 49/2010 (piano di rientro sanitario) della giunta Caldoro, è limpido ormai per tutti: trasformare anche la salute, dopo la scuola,l’università,il lavoro e i trasporti,in mera merce che ha un valore economico sul mercato! Ma noi non arretriamo!
Tasse,tasse,tasse le pagano le masse milioni di milioni li rubano i padroni!
Coor2pol
I neofascisti si preparano al presidio del 26/11 a Napoli: prima aggressione ad una studentessa delle scuole
Tornano le intimidazioni in città e ancora una volta i “bravi ragazzi dalla testa rasata” rivelano la loro vera natura, quella di violenti e squadristi senza scrupoli… in tarda mattinata infatti c’è stata una nuova aggressione di stampo fascista nei confronti di una studentessa delle scuole superiori. La ragazza era appena uscita dalla cumana di Montesanto, quando due personaggi, molto più grandi di lei, hanno provato ad aggredirla cercando addirittura di colpirla con una transenna. L’unica colpa della studentessa è stata quella di togliere alcuni manifesti di Casapound, apparsi stamattina, fuori la sua scuola. Non è un caso, infatti che i due erano stati visti nelle vicinanze dell’istituto e sono poi saliti sulla sua stessa cumana. Fortunatamente la studentessa non si è fatta nulla ed è riuscita ad andarsene.
Questi personaggi sono gli stessi che per il prossimo 26 novembre hanno indetto un corteo nazionale nella nostra città e che in questi anni si sono macchiati di continue intimidazioni e violenze contro studenti, immigrati e attivisti di sinistra, ecc. Basti pensare alle aggressioni che avvennero qualche mese fa fuori la facoltà di Lettere, dove tre studenti furono accoltellati in pieno giorno, o ai numerosi agguati che si sono susseguiti in questi mesi nella zona di via Foria. E’ inaccettabile che venga concesso a gruppi di questo stampo di manifestare per le strade delle nostre città, è inaccettabile che nonostante le pressioni messe in campo dalla società civile venga autorizzato anche solo un presidio.
I fascisti o meglio i “fascisti del terzo millennio” già provarono nel 2009 ad insediarsi nella nostra città occupando un ex monastero nel quartiere di Materdei e grazie ad una mobilitazione larga e popolare si è riusciti a far si che se ne andassero con la coda tra le gambe.
Diventa sempre più importante ribadire che Napoli, città medaglia d’oro per la Resistenza, capace di liberarsi dal nazifascismo contando solo sulle proprie forze, era, è, e sarà sempre antifascista. L’avvenimento di questa giornata non è un caso isolato; non fa altro che confermare la vera natura di questi gruppuscoli che cercando di infiltrarsi tra i giovani, mostrando un presunto volto pulito, ci vengono a raccontare una storiella che parla di ragazzi impegnati nel sociale, pronti ad aiutare il prossimo e che in realtà non sono altro che la reincarnazione degli ideali e delle pratiche fasciste, razziste e xenofobe.
Napoli è antifascista!
COMUNICATO SUL CORTEO AL S. GENNARO
Il giorno 17/11/2011, un nutrito gruppo di cittadine e cittadini del quartiere Sanità,dopo aver lanciato un appello alla mobilitazione a cui hanno aderito l’organizzazione per la difesa del diritto alla salute,i collettivi universitari e disoccupati, si è mobilitato per manifestare il proprio dissenso nei confronti della chiusura del pronto soccorso dell’ospedale S. Gennaro. La chiusura del presidio d’emergenza è l’ennesimo attacco ad un bisogno pubblico: il diritto alla salute!
In questi ultimi giorni vari presidi ospedalieri sono in mobilitazione ( Pascale, Ascalesi, Pellegrini, Maresca e Loreto Mare) per l’identico attacco.
Con la scusa della crisi, la regione Campania, dopo aver varato il Piano di Rientro, ha dato il colpo di grazia alla sanità pubblica. Ormai la situazione è gravissima: aumentano i ticket, viene introdotto il “contributo di solidarietà” anche per le fasce esenti (disoccupati, famiglie a basso reddito, pensionati) e ambulatori ed ospedali chiudono,facendo aumentare le liste d’attesa in modo smisurato. In più, le mobilitazioni dei lavoratori delle ditte di pulizia e manutenzione, che non percepiscono lo stipendio da mesi, hanno fatto sì che ormai per curarsi, ove è ancora possibile, si debba firmare una specie “di consenso informato” col quale si certifica di essere a conoscenza che c’è la possibilità di contrarre varie infezioni nosocomiali. La strategia politica messa in campo ormai è chiara: colpire il primo soccorso equivale a eliminare i livelli essenziali di assistenza e conseguentemente i ricoveri, così da giustificare la riduzione di posti letto, anticamera della chiusura di interi reparti e infine del presidio tutto.
La situazione non è più sostenibile! Dopo averci indebitato, per salvaguardare le banche, togliendoci lavoro,scuola e trasporti adesso vogliono farlo con la sanità ma noi non arretriamo!
Per una sanità pubblica e per tutte/i il prossimo appuntamento è
Ospedale Pascale- Fermato Metro 1 “Rione Alto”
PRESIDIO IN DIFESA DELLA SANITA’ PUBBLICA
LE NOSTRE VITE VALGONO PIU’ DEI LORO PROFITTI.
GIU’ LE MANI DAI SERVIZI SANITARI PUBBLICI.
La Sanitàin Campania è allo stremo. Ovunque chiudono ospedali e ambulatori, le condizioni igieniche e l’affollamento sono spaventosi, lunghissime le liste d’attesa. Ormai è chiaro che a ripianare il debito e a pagare la crisi dovranno essere i cittadini, quelli più in difficoltà: aumentano i ticket da 50 € (prima visita) e 25 € (seconda), e si introduce il “contributo di solidarietà” di 10 euro per i non-esenti e 5 per gli esenti (disoccupati e familiari sotto 800 € mensili, pensionati con il minimo, nucleo familiare sotto 1000 €), un “prelievo forzato” . Sempre più spesso i pazienti, per non dover interrompere la terapia a causa di chiusure improvvise e attese infinite, sono costretti a rivolgersi ai centri privati, i soli che dal collasso degli ospedali campani hanno tutto da guadagnare!
A Napoli la situazione dei servizi sanitari territoriali è insostenibile, e attraversa ogni quartiere, distretto, presidio. Medici e operatori andati in pensione non vengono sostituiti da nuovi assunti, per cui prestazioni e ricoveri si basano sul lavoro straordinario, i pazienti vengono sballottati da una struttura all’altra, gli operatori messi in mobilità e i lavoratori delle pulizie e lavanderia, quelli di ditte per la manutenzione in moltissime strutture non ricevono stipendi da mesi. L’utenza, esasperata, protesta contro la mancanza d’igiene in molti reparti (accade al Cardarelli, al Loreto Mare, al Vecchi Pellegrini), scende in strada per opporsi alla chiusura del pronto soccorso (Ospedale San Gennaro) o li occupa per la chiusura degli ambulatori (distretto 42).
La condizione più disperata la vivono le persone colpite da patologie tumorali, cresciute esponenzialmente
I cittadini campani, che siano pazienti o lavoratori, hanno già sacrificato troppo della loro esistenza. Ora spetta ai veri responsabili “pagare le cure” per superare questa crisi, contratta dal mercato globale attraverso il virus del liberismo. nella nostra regione negli ultimi anni, grazie ad una politica sui rifiuti fatta di discariche, inceneritori e inquinamento. All’Istituto Nazionale per la cura dei tumori “Fondazione Pascale” da luglio scorso non si eseguono più terapie alle pazienti affette da tumori alla mammella, addirittura è di questi giorni la notizia dello smantellamento di quasi tutto il reparto di Radioterapia. Il motivo sarebbe il rinnovo dei macchinari, dichiarati obsoleti e addirittura pericolosi (ma fino a luglio né la dirigenza né gran parte dei rappresentanti sindacali si erano preoccupate dell’incolumità delle pazienti e degli operatori a quanto pare), senza dire in realtà quando e se riaprirà. Alcuni dirigenti dell’Istituto, dopo le contestazioni, si sono convinti a tenere aperto almeno uno degli impianti di radioterapia destinati a chiudere. L’unico a opporsi è il direttore del dipartimento, Paolo Muto, che, da testimonianze di alcune pazienti, pare stia invitando a rivolgersi alle cliniche private. Un chiaro conflitto d’interesse, dato che il prof. Muto è socio di una catena di centri radioterapici sparsi in tutta la regione. Ai lavoratori se va bene, si chiede flessibilità, altrimenti resta il licenziamento.
MARTEDì 22 NOVEMBRE
ore 11.00
Ospedale Pascale – fermata Metro 1 “Rione Alto”
Movimento di lotta perla Sanità Pubblica
17 novembre: non abbiamo governi amici… fateli voi i sacrifici!
17 novembre del ’73: erano gli anni della “Giunta” in Grecia e l’università di Atene, il Politecnico, era occupato dagli studenti che protestavano contro la dittatura dei colonnelli. Quel giorno, carri armati, polizia e forze paramilitari giunsero dinnanzi ai cancelli del Politecnico, gli studenti si arrampicarono su di essi per evitare l’avanzata dei “tank”, ma dopo poco Papadopoulos ordinò all’esercito di porre fine alla protesta: un carro armato Amx 30 abbatté i cancelli, travolgendo gli studenti che vi si erano arrampicati sopra. Furono circa 80 i morti e centinaia i feriti. Questo è i l tragico episodio che ha reso il 17 novembre la giornata internazionale dello studente.
Ora non si entra con i carri armati nelle università, ma continua ad essere difficile esprimere il proprio dissenso nei confronti di chi, in questo momento, sta distruggendo il mondo dell’istruzione pubblica e quello dei servizi sociali.
Basti pensare agli episodi del 3 novembre a Roma quando gli studenti, scesi in piazza per infrangere il divieto di manifestare imposto in seguito ai fatti del 15 ottobre, sono stati malmenati dalla polizia che, poco dopo, è addirittura entrata nelle scuole per identificare gli assenti di quel giorno. Episodi simili sono accaduti a Palermo, dove la digos, chiamata dal preside della facoltà ha impedito, minacciando lo sgombero e identificando alcuni studenti, che si svolgesse un’ iniziativa nell’università e, diverso nelle modalità, ma uguale negli intenti è quello che è accaduto a Brescia ad un ricercatore di economia, minacciato di sospensione e ritiro dello stipendio per un anno dalle autorità accademiche, per aver pubblicamente espresso le sue idee politiche.
In una situazione difficile come quella che stiamo vivendo in questi giorni, che vede protagonista la BCE con le sue richieste (o meglio imposizioni) “lacrime e sangue”, la controparte cerca in ogni modo di chiudere spazi di agibilità politica, di confronto e condivisione di idee proprio per evitare che si alzi la testa, che si vengano ad unire le lotte di quei soggetti realmente colpiti dalla crisi, dagli studenti ai lavoratori, dai disoccupati ai pensionati. Nella legge di stabilità approvata qualche giorno fa a cavallo con le dimissioni di Berlusconi, non si parla solo di pensioni a 67 anni e di liberalizzazioni e privatizzazioni dei servizi pubblici, si entra nel merito anche di temi che riguardano più strettamente l’istruzione.
Sappiamo bene che in 2 anni sono stati tagliati a scuole e università circa 8 miliardi e 13 milioni di euro ebbene, nel maxi-emendamento si parla di nuovi finanziamenti all’istruzione … arrivano più di 200 milioni alle scuole PRIVATE e circa 20 milioni alle università, ovviamente PRIVATE! E mentre si continua a tagliare sui servizi pubblici, come i trasporti, si stanziano ben 700milioni di euro per le “missioni di pace” o sarebbe il caso di chiamarle guerre imperialiste.
E per chi crede ancora alla storiella dell’unità nazionale e che i sacrifici che ci chiedono tocchino tutti allo stesso modo, basta leggere come la lettera alla BCE, dell’ormai ex-governo italiano, metta a nudo ciò che noi studenti rappresenteremmo per loro, ossia prezioso “capitale umano” da promuovere e da valorizzare. Sempre nella stessa lettera troviamo scritto che si “amplieranno autonomia e competizione tra le Università” che nella lingua di noi comuni mortali significa una sola cosa, ossia che si smetterà di erogare fondi e ogni ateneo dovrà reperire autonomamente le proprie risorse, prostrandosi in tutto e per tutto alla volontà dei privati: quegli imprenditori-avvoltoi che sono sempre pronti a scaricare i costi di formazione dei lavoratori sul settore pubblico in rovina, anziché farsene carico nella propria azienda.
Il 17 novembre scenderemo in piazza per i nostri diritti, per l’istruzione, per i trasporti, per il lavoro, per la sanità… Non possiamo fare finta di niente non possiamo starcene a casa, non possiamo solo indignarci. Sappiamo bene chi sono i responsabili di questa crisi, chi ne deve pagare i costi e a chi chiedere sacrifici!
Collettivo Autorganizzato Universitario * CDUP Ingegneria
Coordinamento II Policlinico * Collettivo BreakOut Architettura
Solidarietà a Giulio Palermo
Esprimiamo solidarietà massima al compagno Giulio Palermo, ricercatore dell’Università di Brescia il cui rettore ha chiesto la sua sospensione per le sue posizioni politiche. Già l’anno scorso ebbe pressioni per aver portato gli studenti sotto la gru dove degli immigrati salirono per protestare contro questo governo della disuguaglianza, per aver denunciato più volte pubblicamente il sistema di “reclutamento” dei docenti universitari e aver lottato contro l’oppressione.
Giulio ha il torto di essere un economista marxista e proprio a settembre è venuto a Napoli per spiegare agli studenti cosa sono le varie manovre varate e quali saranno le loro conseguenze.
Lega Nord e poteri baronali cercano di zittirlo, noi invece chiediamo più docenti e ricercatori come lui che favoriscono realmente il dibattito nelle aule universitarie e non docenti che “formano” studenti disciplinati che obbediscono acriticamente al sistema in cui siamo costretti a vivere.
Chiediamo a tutti di far girare l’info e sostenere la sua lotta!
Dalla sua pagina facebook: “L’altro ieri sono stato processato dal Collegio di disciplina del Consiglio universitario nazionale per non essermi lasciato schiaffeggiare da una professoressa ordinaria della mia università. L’ateneo, intervenuto al processo che si è tenuto a Roma, al Ministero, ha chiesto la mia sospensione dal servizio (e dallo stipendio) per un anno. La decisione del Collegio baronale, ovviamente, non mi è stata comunicata. Sarà trasmessa prima alla mia università, da dove è partita l’accusa, e solo successivamente quest’ultima me ne darà comunicazione (forse in modo solo implicito, smettendo di accreditarmi lo stipendio). Non che io abbia mai avuto rapporti conviviali con l’ateno per il quale lavoro da 11 anni, ma una piccola accelerazione mi sembra ci sia stata nell’ultimo anno: un’interrogazione parlamentare per “le mie attività sovversive” (parole di Grimoldi – Lega nord), un mio libro sull’università baronale bloccato a 10 giorni dall’uscita (editore Carocci), l’esclusione da tutti gli insegnamenti da parte del Consiglio di facoltà e ora la richiesta di sospensione dal servizio. Cari leghisti e baroni universitari: se vi incazzate tanto, avrete pure i vostri buoni motivi. Farò il possibile per non deludervi. A pugno chiuso”
Collettivo Autorganizzato Universitario – Collettivo BreakOut Architettura – Coordinamento II Policlinico