“Vale più la vita di un solo essere umano che tutto l’oro dell’uomo più ricco del mondo”
Ernesto Che Guevara
La scelta di vivere il 1 maggio a Bagnoli vuole essere un segnale di opposizione alle politiche di distruzione e speculazione che negli ultimi 20 anni hanno fatto di questo territorio un luogo insalubre in cui il diritto al lavoro e alla salute sono stati negati alla cittadinanza.
L’ex Italsider di Bagnoli un tempo ,così come l’Ilva di Taranto oggi ,sono degli esempi di come il sistema economico attuale, basato sul profitto dell’ imprenditore, non ha nessun interesse a garantire il bisogno di lavoro e salute del lavoratore. Di fatto lo pone davanti a un ricatto: “rinunciare al lavoro adesso e morire di fame oggi o compromettere la proprio salute e morire di lavoro tra 20 anni(tumori, infortuni, “omicidi bianchi”,eccessivo stress sia fisico che psichico etc…) accettando le condizioni sfruttamento sul posto di lavoro??”
A compromettere le condizioni già precarie del lavoratore ci hanno pensato i tagli e le misure di Austerity accompagnate da norme legislative: lo smantellamento dell’art 18 dello statuto dei lavoratori, che renderebbe gli imprenditori liberi di licenziare “senza giusta causa”, ovvero quando il lavoratore diventa meno produttivo (come in caso di salute precaria o semplice invecchiamento), l’aumento dell’età pensionabile e le norme in materia di “sicurezza sul posto di lavoro” come la legge 626/94 e successivamente la legge 81/2008. Queste ultime hanno reso unico responsabile della sicurezza sul posto di lavoro e dei controlli sugli stabilimenti aziendali i dirigenti, che possono scegliere direttamente il medico competente che lavora presso la loro azienda senza nessun controllo esterno delle Asl. In questo modo hanno trasformato il controllato in controllore e un diritto fondamentale come la salute sul posto di lavoro in una farsa.
In questo contesto ci si ammala di più sia per le condizioni lavorative che per i disastri ambientali che le fabbriche stanno producendo, ma contemporaneamente si sta assistendo ad un lento processo di smantellamento del sistema sanitario pubblico, con una restrizione sempre più grande di accesso alle cure: • dal 2010, per le prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale aumenti del costo dei ticket di 50 € (prima visita) e 25 € (seconda). È stato inoltre introdotto il “contributo di solidarietà” di 10 euro per i non-esenti e 5 per gli esenti (disoccupati e nuclei familiari sotto 800 € mensili, pensionati con il minimo, nuclei familiari sotto 1000 €).
• un ulteriore aumento dei ticket sanitari del 20 per cento. Questo aumento nasce per colmare il buco di 2 miliardi che servono per far quadrare il bilancio a livello nazionale, e di questi oltre 200 milioni devono pervenire in tre anni dalla nostra regione che vuole reperirli proprio attraverso i ticket sanitari.
Non possiamo restare fermi:
per un Sistema Sanitario pubblico e gratuito per tutti, basato sulla prevenzione e l’eliminazione delle cause scatenanti la malattia, piuttosto che la semplice cura dei sintomi e reimmisione in ambienti insalubri!
per la certezza del posto di lavoro e la sicurezza sul posto di lavoro,
per un diritto alla salute dentro e fuori il posto di lavoro!
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