MARCHIONNE, MONTI… I SACRIFICI FATELI VOI!

Se qualcuno si stava ancora domandando dove volesse arrivare il neo-governo Monti, un governo non eletto e espressione dei poteri forti italiani e internazionali, sostenuto da tutte o quasi le forze parlamentari, le prime uscite pubbliche ci hanno subito indicato la via: tagli al welfare, attacco feroce alle pensioni e al salario, maggiore libertà di licenziare e maggiore precarietà. Insomma, sacrifici, sacrifici, sacrifici…  Proprio mentre si spendono altri 25 miliardi di euro in nuovi armamenti militari (circa due terzi della manovra) per nuove aggressioni come quella alla Libia!

Ma allora sacrifici per chi? È fin troppo scontata la risposta: per la stragrande maggioranza della popolazione: studenti, lavoratori, precari, disoccupati, subalterni e “ceti medi” impoveriti, a cui il nuovo Governo dice “per uscire da questa crisi vi estorceremo denaro e diritti ma sarà per il vostro bene…” !

Risolviamo subito il dubbio: il governo cura solo l’interesse dei padroni, del capitale e della grande speculazione finanziaria di cui Monti è un importante tecnocrate!

In una situazione del genere, con nuove manovre “lacrime e sangue” dopo la macelleria sociale del governo Berlusconi, in Campania si celebra un “evento”… In pompa magna e con la benedizione delle istituzioni locali, arrivano a Pomigliano d’Arco e a Napoli addirittura l’amministratore delegato del gruppo FIAT, Sergio Marchionne e Lapo Elkann, per la presentazione della nuova Panda.

Ma cosa si festeggia “veramente”!? Forse le sorti delle 2300 famiglie degli operai di Pomigliano che non torneranno a lavorare? Oppure le condizioni peggiori in cui si troverà chi è rientrato in fabbrica?

Con il feroce ricatto di Pomigliano (“O un contratto umiliante o restate disoccupati…”) Marchionne è diventato il simbolo di chi vuole distruggere definitivamente il contratto collettivo nazionale del lavoro, l’articolo 18, la democrazia dei lavoratori… Dopo aver speculato per decenni sul finanziamento pubblico la Fiat diventa ancora una volta il partito di chi sfrutta la crisi per cancellare i diritti conquistati in decenni di lotte sociali.

E’ tempo di non restare in silenzio! Viviamo nella regione coi più alto tasso di disoccupazione e di precarietà. Migliaia di posti di lavoro sono a rischio, le lotte sociali non hanno risposte, i giovani non hanno reddito, stanno cancellando il diritto allo studio, gli ospedali e il trasporto pubblico… E tutti questi assurdi sacrifici non faranno che alimentare la crisi e la speculazione.

Non ci facciamo ricattare, non abbiamo niente da perdere!

E’ tempo invece di rispondere e difendere il nostro comune futuro:

– Contro i “sacrifici” e il governo dell’1% della popolazione. Non pagheremo noi i vostri debiti e la vostra crisi!

– Contro il crescente autoritarismo, le forme di fascismo strisciante e la repressione sui luoghi di lavoro, nelle scuole, verso le lotte sociali, gli immigrati, gli attivisti antirazzisti e antifascisti.

– Contro la precarietà, i tagli al welfare, alla scuola e alle pensioni. E’ il momento invece di conquistare nuovi diritti!

– Contro le spese militari e le nuove guerre che si vanno preparando alla Siria e all’Iran

– Per costruire uno Sciopero Generale e Generalizzato! Per assediare i palazzi del potere!

 

Promuovono:

Centro sociale Officina99, Lab. Occ. Ska, Cobas, Slai/Cobas, Unione Sindacale di Base, Collettivo Autorganizzato Universitario, Studenti FedericoII, Studenti Autorganizzati Campani, Zona di Esperienze ribelli Z.E.R.0 8 1, Collettivo Architettura Break out, Clash City Workers, Coordinamento II Policlinico, Collettivo femminista Degeneri, Laboratorio Politico Iskra, Coordinamento di lotta per il Lavoro, Banchi Nuovi, Movimento Precari Bros, Rete dei Comunisti, Sinistra Critica, Comunisti di Ponticelli, Red Link, Area antagonista campana, Prc, Carc, Sll,  Collettivo operatori sociali, Coordinamento Precari scuola, Collettivo Sun Napoli, Laboratorio Occ. Insurgencia

 

12 Dicembre 1969: noi sappiamo chi è Stato!!!

12 Dicembre 1969: la manovalanza neofascista esegue il mandato dei Servizi Segreti e fa esplodere una bomba nella banca di piazza Fontana a Milano! 17 morti e 68 feriti innocenti inaugurano la “strategia della tensione”, scatenata contro i movimenti sociali che dopo il ’68 e l’ “autunno caldo” avevano lanciato l’assalto al cielo dell’emancipazione sociale e dell’eguaglianza.

12 Dicembre 2011: sull’onda della crisi e del terrorismo finanziario scatenato contro i ceti popolari, si tenta di compiere un nuovo passaggio autoritario che sfrutta la crisi stessa per imporre un autentico furto di democrazia e di diritti. Una ristrutturazione autoritaria dei rapporti sociali!
Il governo di Monti e dei banchieri continua la macelleria sociale di Berlusconi con l’ennesima finanziaria di sacrifici, di assalto feroce alle pensioni e ai redditi di lavoratori, precari, studenti…
E il “modello Pomigliano”, imposto dall’amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne, viene assunto a punto di riferimento per distruggere il contratto nazionale collettivo, l’articolo 18, la democrazia reale sui luoghi di lavoro

Lunedi 12 dicembre 2011 dalle ore 16.00 in piazza San Domenico terremo un seminario-assemblea pubblica con Giuseppe Aragno, storico dell’antifascismo popolare nella città di Napoli.

Per tracciare un filo dei tentativi autoritari in questo paese. In vista delle mobilitazioni della prossima settimana contro la kermesse con cui la Fiat vuole “festeggiare”, con la presentazione della Panda, l’umiliante sistema di relazioni industriali inaugurato a Pomigliano. Nella regione simbolo della precarietà e della disoccupazione non possiamo restare in silenzio!

Rete napoletana contro il neofascismo, il razzismo e il sessismo

Presidio in difesa della salute pubblica

Il coordinamento regionale “Movimento in Lotta per la Salute Pubblica”,dopo diverse assemblee e mobilitazioni pubbliche, che hanno visto in primo piano le lotte contro la chiusura del Pronto Soccorso all’ospedale S. Gennaro, di quello del Maresca (a Torre del Greco) e del reparto di radioterapia al Pascale, e di tanti altri ospedali pubblici della nostra regione, si è dato come obiettivo l’unione delle lotte con la rivendicazione del DIRITTO ALLA SALUTE PUBBLICA, questo diritto significa infatti: diritto ad una vita dignitosa, ad un lavoro senza sfruttamento, ad un ambiente sano.
Altro obiettivo dichiarato è di non abbandonare alcun territorio di lotta e di non far passare in sordina delle vertenze piuttosto che altre.
Per tale motivo, invitiamo tutt@,soggetti e realtà, a partecipare numerosi al presidio sotto la regione,in quanto essa è rappresentanza di quella classe di carnefici che ogni giorno, tramite vergognosi ed inutili “piani di rientro”, attacca quei diritti fondamentali che, come sanità, lavoro, istruzione ed ambiente, per ingrassare le proprie tasche già gonfie.

LA SALUTE NON SI TOCCA
CE LA RIPRENDEREMO CON LA LOTTA!   

Martedì 20 Dicembre 2011 ore 10:30

palazzo della Regione via Santa Lucia Napoli

Movimento in Lotta per la Salute Pubblica

La Salute non è una Merce! Contestato Caldoro al Maschio Angioino.

Oggi, 7 dicembre 2011, il Movimento in Lotta per la Salute Pubblica ha manifestato  il suo dissenso nei confronti dei tagli attuati dal Piano di Rientro approvato dall’amministrazione Caldoro. La Campania, pioniera per quanto riguarda i decreti di destrutturazione dei  servizi pubblici, come successo non solo per la sanità ma anche per l’emergenza rifiuti, è il  laboratorio di sperimentazione delle nuove strategie economico-sociali  che sono state inserite dal neogoverno Monti  nell’ultima manovra.

Durante il congresso organizzato dalla Rai, al quale era presente anche Caldoro, è stato aperto lo striscione “LA SALUTE NON E’ UNA MERCE – Movimento in Lotta per la Salute Pubblica”, interrompendo e disturbando il suo intervento.

Questa  azione ha voluto dimostrare che il diritto alla salute pubblica, intesa come possibilità di accedere alle cure, ad un posto di lavoro dignitoso e ad un ambiente salubre, è l’obiettivo che dobbiamo e vogliamo raggiungere senza sé e senza ma!

LA SALUTE NON E’ UNA MERCE!!!!!

                                                        Movimento in Lotta per la Salute Pubblica

PIATTAFORMA DEL MOVIMENTO IN LOTTA PER LA SALUTE PUBBLICA

“La storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa”

Stiamo assistendo col passare degli anni ad un processo di continua svendita e dismissione dei servizi sociali nel nostro paese, mascherato dalla scusa della maggiore competitività; ciò è ben evidente con l’inizio della destrutturazione della sanità pubblica, iniziato nel 1992 con la trasformazione delle vecchie unità sanitarie locali (usl) in aziende sanitarie locali (asl).

 

Questa operazione, che sulla carta avrebbe aumentato l’efficacia e l’efficienza, ha in realtà trasformato la salute in merce, che ha un valore sul mercato, e gli ospedali  in luoghi dove si offrono prestazioni fino a che non superano un determinato budget  in modo tale da rientrare nel preventivo (DRG).

Tale  processo trasformativo è iniziato nel pieno degli anni 90 con l’esplosione delle politiche  neoliberiste, diventate poi una costante della politica europea ed italiana e che, ovunque, ha portato ad un semplice passaggio di gestione della maggior parte dei servizi dal pubblico al privato, senza alcun vantaggio per i cittadini.

 

Oggi su servizi fondamentali, come scuola e sanità, si stanno abbattendo i tagli delle misure di austerity, con cui il governo e le istituzioni sovranazionali, come il Fondo Monetario Internazionale, il WTO ela BCE, pur di difendere gli interessi di padroni, speculatori e banche, cercano di scaricare la crisi sempre e solo sui lavoratori e gli ultimi anelli della catena sociale.

Se sulla scuola e l’università è caduta la scure di Mariastella Gelmini (con il compiacimento del neo premier Monti), sulla Sanità pubblica incombono misure di ripiano del deficit  che riguardano quasi tutte le Regioni Italiane.

Oltre al danno anche la beffa: le dissanguanti misure dei decreti emergenziali che prima riguardavano solo le regioni commissariate, nella nuova manovra, presentata in questi giorni dal nuovo esecutivo “tecnico”, saranno allargate a tutte le regioni italiane. Così come era già accaduto in passato con la gestione di un’altra emergenza, quella dei rifiuti, che dapprima riguardava solo la nostra regione ed il cui  modello criminale è stato, successivamente, esportato nel resto del paese.

 

Campania: laboratorio di privatizzazione

 

In Campania tutti le amministrazioni sin qui succedutesi, di qualsiasi colore politico, hanno portato negli anni al raggiungimento di quell’enorme deficit strutturale nel settore sanitario senza generare, nello stesso tempo, un miglioramento del servizio offerto ai cittadini della nostra Regione.

Dopo decenni di politica sanitaria nazionale tutta incentrata a favorire le case farmaceutiche,  trasformando in patologia ogni disagio o malessere, dopo gli sprechi e le clientele di politici, spesso con le mani in pasta nei centri convenzionati e nelle cliniche private, che con logiche lottizzatorie hanno fatto della sanità il bengodi dei privati con l’aiuto di primari menefreghisti e di baroni universitari, oggi chiedono a noi cittadini di pagare il prezzo del risanamento di questo settore.

 

Il cosiddetto ripianamento del deficit nella nostra Regione ha “giustificato” la ormai sperimentata logica dell’emergenza con l’introduzione del commissariamento  per l’intero comparto sanitario e nella stesura dell’odiato “decreto 49/2010”.

Con questa norma commissarialela Sanitàdella nostra Regione è stata sottoposta nell’arco di un triennio ad un drastico taglio di posti letto, accorpamento di strutture, rinnovo del blocco del turn over ,ormai sono più di 10 anni che non si assume più personale e si esternalizzano i servizi, chiusura e riconversione di strutture considerate “inefficienti”.

Queste “cure” però non riguardano le strutture private convenzionate con il sistema sanitario regionale che rappresentano e rappresenteranno sempre di più l’asse su cui è destinata a ruotare il nuovo modello di sanità.

 

Per accelerare questo processo bisogna mettere mano, però, a quei pochi e malmessi presidi di assistenza pubblica presenti sui nostri territori che ci vengono presentati come “mostri” di inefficienza.

Nel porre rimedio a queste inefficienze sono nate situazioni incredibili come la paventata riconversione del P.O. Maresca di Torre del Greco a centro di lungodegenza e riabilitazione (uscendo dalla rete delle emergenze e perdendo il pronto soccorso h24), privando un territorio di 300mila abitanti dell’ospedale di riferimento.

L’identica tattica è stata utilizzata per chiudere il reparto di Radioterapia del “Pascale”,che con la scusa dell’ammodernamento, ha sospeso il servizio pubblico costringendo le donne napoletane affette da tumore alla mammella a curarsi presso cliniche convenzionate che però, non possedendo tutti i macchinari, le indirizzano, volenti o nolenti, a recarsi presso strutture private, dove pagano somme esorbitanti per effettuare una terapia che nel pubblico è gratuita.

 

 

In particolare, il caso dei reparti di ‘emergenze ed urgenze’ è emblematico  per capire come la “ristrutturazione” della sanità che sta per attuarsi nella nostra regione sia frutto di una politica scelleratissima che non tiene conto dei bisogni minimi di una popolazione con una così alta densità. Infatti si tratta di una politica di tagli e  privatizzazioni che smantella presidi di pronto soccorso e reparti, accorpa ospedali in maniera arbitraria e chiude nosocomi  giustificando questi atti come utili per evitare “doppioni” e “aiutare il paziente con strutture uniche d’eccellenza” che però sono ben lungi dal poter essere raggiunti dall’ampio bacino d’utenza che la nostra regione possiede.

 

Paradigmatici sono i casi dei vari pronto soccorso chiusi o in chiusura al “S. Gennaro”, al “Pellegrini” e all’ “Ascalesi”. Tutti questi ospedali sono situati in quartieri popolari, con bacino d’utenza molto ampio, e da sempre svolgono un ruolo importantissimo nella cura e nella prevenzione per la popolazione napoletana e in genere campana.

 

Cosa vogliamo? Vogliamo tutto!

Questa situazione degenerata, che purtroppo continuerà a degenerare sempre di più, altro  non è che il modo che hanno i padroni per approfittare della crisi che essi stessi hanno creato, spolpando fino all’osso ogni residuo di stato sociale conquistato nel passato con le lotte dei movimenti. A questo si riduce il fitto blaterare sul rilancio della crescita dell’Italia: aumento del mercato interno, privatizzando ciò che è rimasto pubblico in modo tale da aumentare i profitti  per un ristretto numero d’imprenditori, chiaramente i più importanti e potenti del paese;  peggioramento delle condizioni dei lavoratori, sempre più ricattabili e  sfruttati.

Di fronte a quest’attacco alle nostre stesse vite, l’unica alternativa a soccombere è reagire con la medesima forza, puntando non solo a “salvare il salvabile”, ma a prenderci tutto quello di cui abbiamo bisogno. Vogliamo che la sanità sia veramente pubblica, fruibile per tutte e tutti senza distinzioni di censo, sesso e nazionalità, senza ticket e pagamenti aggiuntivi di sorta, senza attese infinite, con reparti e macchinari adeguati alle esigenze dei pazienti e non di chi vuole lucrare.

Questo non è pensabile senza una formazione universitaria appropriata, scevra dagli interessi delle aziende (lampante l’esempio delle multinazionali farmaceutiche nei CDA), che non sia riservata ai “pochi eletti” la cui idoneità viene stabilita con criteri arbitrari (test d’ingresso e sbarramenti degli esami), e solo a coloro che possono permettersi di sostenerne i costi sempre maggiori e i ritmi sempre più estenuanti.

Non è nemmeno pensabile che si possano garantire cure ai pazienti se si continuano a calpestare la dignità e i diritti dei lavoratori, che dei rimaneggiamenti nelle strutture sanitarie campane stanno pagando un prezzo altissimo sin dall’inizio, con ritardi nell’erogazione degli stipendi (per esempio le ditte di pulizia), affollamento e straordinari nei reparti (come accade per gli infermieri e i barellieri), minacce di licenziamenti. Non è tanto difficile immaginare quali potrebbero essere le conseguenze del totale compimento della privatizzazione: ciò che adesso è straordinario ed emergenziale diventerebbe per tutti i lavoratori la norma.

Rivendichiamo, infine, il vero diritto alla salute e non soltanto alla cura, diritto che passa inevitabilmente per il cambiamento di una società che avvelena l’ambiente, precarizza e rende insostenibili le condizioni di lavoro, con il moltiplicarsi di infortuni ed “omicidi bianchi”, impone ritmi di vita sempre più veloci, competitivi e usuranti. La questione riguarda davvero tutti, come pazienti, come lavoratori, disoccupati, migranti e studenti.

LA SALUTE NON SI TOCCA CE LA RIPRENDEREMO CON LA LOTTA!  

Movimento in Lotta perla Salute Pubblica

Tommaso Sodano, vice-sindaco di Napoli, contestato al Municipio di Ponticelli

Nella giornata di mercoledì 30 novembre i politicanti dei partiti di centro-sinistra di Ponticelli hanno organizzato un incontro col vice-sindaco dal tema “Ponticelli: quello che serve” presso il Municipio del quartiere, ma qualcosa non è andato come speravano.

Tommaso Sodano arriva con un’ora di ritardo scortato, ad accoglierlo un folto gruppo di cittadini del quartiere, assieme ai disoccupati del progetto B.R.O.S. e agli studenti. Dopo una ventina di minuti di sproloqui politici in cui Sodano elogiava il suo lavoro e quello della giunta, sostenuto dai lacchè della Municipalità Di Costanzo e Cilenti (Rifondazione e PD) è partita un’accesa contestazione da parte di chi i problemi li vive realmente. Dapprima ci sono state alcune urla che evidenziavano come i problemi di Ponticelli non fossero di certo la mancanza dei vigili urbani per fare multe, ma quelli del lavoro e del degrado ambientale.

Di fronte alle insistenze della platea Sodano ha dovuto lasciare che la tanto decantata “democrazia partecipata” venisse applicata realmente. Sono, dunque, intervenuti alcuni disoccupati del progetto BROS, alcuni studenti e il giardiniere del parco De Simone. Tutti gli interventi sottolineavano, in maniera determinata e accesa, come le promesse del Comune fossero rimaste tali e che chi vive realmente disagi rimane inascoltato e che ha sempre dovuto fare da sé per risolverli (il giardiniere sosteneva di aver rimesso a posto il parco ogni mese a spese proprie e di altri ragazzi del posto).

Alla fine il vice-sindaco ha affermato che soldi nelle casse del Comune di Napoli non ci sono e che quindi c’è ben poco da fare per il lavoro. Dopo che gli animi hanno iniziato ad accendersi la DIGOS ha fatto arrivare sul posto una camionetta di poliziotti antisommossa (alla faccia del cambiamento!)

La contestazione di ieri rappresenta un diffuso malessere sociale al quale nessuna amministrazione locale può porre rimedio, perché i problemi vanno ricercati nella struttura diseguale ed ingiusta di questa società capitalistica. Tommaso Sodano, CIlenti e amici vari dovrebbero provare a vivere senza salario come fanno i disoccupati del nostro quartiere e a non avere prospettive per il futuro come i nostri studenti.

La cosa oramai chiara è che le contraddizioni del sistema economico capitalistico, che noi Comunisti di Ponticelli contestiamo e combattiamo, non si risolvono dando il proprio voto al politico di turno in campagna elettorale.

Iniziamo col NON VOTARLI PIU’, sfiduciamoli ogni quando possiamo, contestiamoli e organizziamo il partito nostro, quello dei lavoratori, dei disoccupati, degli studenti, delle casalinghe.

LA REPRESSIONE NON FERMERA’ LA LOTTA DEGLI STUDENTI

Nelle ultime settimane abbiamo assistito ad un serie di gravi atti repressivi: minacce, intimidazioni e denunce contro chi si è messo in gioco per riprendersi i propri spazi, i propri diritti o semplicemente voleva momenti di controinformazione e sensibilizzazione nelle proprie scuole.

Una vecchia (e neanche tanto) storia che si ripete ogni volta che qualcuno alza la testa…
Infatti al liceo G. Vico dal primo giorno di occupazione si sono presentate le forze dell’ “ordine” all’interno dell’istituto strappando lo striscione antifascista e facendo minacce di denunce e di sgomberi violenti.
Al Porzio la situazione è ancora più grave: gli studenti che erano in occupazione da 6 giorni sono stati sgomberati e i tre ragazzi presenti al momento dello sgombero sono stati portati in questura e denunciati per interruzione di servizio pubblico.
Anche al Giordani si è assistito a simili avvenimenti dove la preside ha preso provvedimenti disciplinari nei confronti degli studenti che chiedevano un “assemblea permanente” con accompagnamenti e minacce di sospensione e denunce.
Bisogna denunciare ogni attacco repressivo all’interno delle scuole, attacchi che vengono eseguiti da presidi-manager a braccetto con le forze dell’ordine…
Ma questo clima non c’è nuovo infatti ci ricordiamo bene gli avvenimenti del 3 novembre quando la polizia entrò nelle scuole per identificare coloro che avevano partecipato al sit-in contro il divieto imposto dalla questura a manifestare in seguito al 15 ottobre…
Queste misure repressive non colpiscono solo noi ma anche le altre realtà sociali in lotta, quali i disoccupati che come noi cercano diritti, un lavoro, una casa, un futuro…
Siamo stanchi di non poter usufruire di tutti quei servizi che la scuola dovrebbe garantirci, stanchi di vedere giorno dopo giorno sgretolarsi davanti ai nostri occhi il diritto ad un istruzione pubblica… per questo alcune scuole sono state occupate, per restituire agli studenti uno spazio che dovrebbe essere degli studenti e per gli studenti!…
e per questo saremo in Piazza del Gesù, Sabato ore 9.00, con un assemblea pubblica che comprenda tutte le realtà sociali in lotta, contro la repressione, per far sentire la nostra voce!!!

NON UN PASSO INDIETRO!

Studenti Medi Napoletani

movimento in lotta per la salute pubblica

Il Comitato Pro Maresca esprime piena soddisfazione per l’assemblea di quest’oggi indetta dal ‘Coordinamento II Policlinico’ presso l’aula occupata Sergio Piro.

Con uno scenario di rivendicazione dei diritti sanitari che si allarga a macchia d’olio – il Maresca di Torre del Greco ha subito il pieno attacco del piano di rientro da diversi mesi, con la chiusura a catena di reparti e soppressione di servizi, ma purtroppo nelle ultime settimane anche il capoluogo di provincia inizia a scricchiolare sotto i colpi del Piano Zuccatelli – il Comitato Pro Maresca è fortemente convinto della necessità di unire tutti i movimenti in lotta per la sanità pubblica.

Lo smantellamento della radioterapia al Pascale, la chiusura del pronto soccorso del San Gennaro e lo stop agli interventi al Loreto Mare per le pessime condizioni igienico-sanitarie, non sono altro che la cartina di tornasole di un progetto politico che ha come unica giustificazione quello di sanare il debito sanitario (causato da politici, manager e caste mediche) sulla pelle della povera gente, che oltre al lavoro, istruzione e pubblici servizi, vede privarsi dell’ultimo baluardo dei più inviolabili dei diritti, quello alla salute.

Succede anche questo nella nostra ‘democrazia’.

In particolare, il rispetto delle ‘emergenze ed urgenze’ è al momento la priorità assoluta, un diritto sacrosanto ma quotidianamente messo in discussione dalla IRRAZIONALE politica dei tagli che smantella presidi di pronto soccorso e reparti, accorpa ospedali in maniera arbitraria e chiude nosocomi in attesa di realizzarne uno megagalattico (l’Ospedale del Mare a Ponticelli sintetizza al meglio la lungimiranza dei nostri politici: chiudere in maniera preventiva i presidi ospedalieri sui territori, anche quando il cantiere del futuro ospedale è oramai ridotto a discarica e con i lavori fermi per vicissitudini legate alla CAMORRA).

Individuare il nemico, unire le lotte ed avanzare un’alternativa che smonti il decreto 49 e che tenga realmente in considerazione la richiesta di pubblica sanità: speriamo di proseguire e di dare una ‘struttura’ alla validissima analisi emersa questo pomeriggio.

ASSEMBLEA PUBBLICA GIOVEDI 1 DICEMBRE ORE 18.30 – IV PIANO OCCUPATO DELL’OSPEDALE MARESCA (Via Montedoro)

La cittadinanza è invitata a partecipare

NON DELEGARE, PARTECIPA

Napoli antifascista:in 1500 sfidano il divieto!

Alla fine oltre millecinquecento persone della Napoli antirazzista e antifascista si sono ritrovate in piazza Cavour sfidando il divieto della Questura che però aveva autorizzato l’Adunata nazionale di neofascisti a piazza Carlo III !!
Per noi era inaccettabile la simmetria tra chi propugna e pratica il razzismo e chi lo combatte, tra chi ha convocato naziskin da tutta Italia perchè fortunatamente non ha il radicamento a Napoli per fare un corteo e le realtà che invece solo il 17 ottobre scorso hanno mobilitato oltre quindicimila studenti e precari contro la crisi.Così in tanti non si sono fatti intimidire dal clima che era stato creato, non solo gli studenti dell’Università e delle scuole superiori (che in settimana avevano affisso striscioni contro il neofascismo) ma anche il coordinamento dei precari scuola, il collettivo degli operatori sociali, una rappresentanza della comunità dello Sri Lanka che abita in massa nel rione Sanità, i precari Bros, una rappresentanze del prc, i centri sociali, i collettivi femministi, il comitato di Chiaiano.
Almeno 1500 persone hanno attraversato la giornata e tantissime sono rimaste fino a sera in presidio nella piazza dove il corteo dei neofascisti doveva terminare, per denunciare questa schifezza alla città e per impedire che la marcia si tenesse. Come è stato ottenuto.Momenti di tensione ci sono stati quando è arrivata la notizia che il corteo da piazza Carlo III aveva cercato di partire e allora anche il Presidio si è mosso bloccato da un ingente schieramento di polizia. E’ esploso qualche petardo, ma poi la situazione si è tranquillizzata. Infine, quando è giunta notizia che l’Adunata dei camerati (con presenza anche di personaggi coinvolti nella stagione nera delle stragi come Massimo Abbatangelo e Mario Merlino) si era sciolta senza marciare, allora il presidio è diventato un breve corteo di comunicazione verso il Museo nazionale. Dove la mobilitazione si è sciolta.
I movimenti di questa città hanno ribadito ancora una volta che non lasceranno spazio a chi in tutto il paese promuove xenofobia, squadrismo e astio sociale verso i più deboli.

Nei prosssimi giorni continuerà la mobilitazione al fianco dei precari e dei migranti che in città hanno condizioni di vita sempre più difficili.

 

Rete napoletana contro il neofascismo, il razzismo e il sessismo