L’anno accademico e’ appena iniziato. Molti studenti cominciano a orientarsi nell’universita’ che hanno scelto o dove sono capitati e cercano di comprendere che universita’ li attende e con un po’ di fantasia quale possa essere il loro futuro…
Sempre più, anno dopo anno, le condizioni dell’università peggiorano da tanti punti di vista. Con i nostri occhi abbiamo assistito a diversi “primi anni” ed ognuno di questi ha visto piombare il mondo universitario in un declino senza sosta, in un rincorrersi grottesco del sempre peggio.
La crisi economica globale è solo la mazzata finale per gli studenti (e non solo) dopo decenni di lento e progressivo smantellamento dell’istruzione pubblica, del diritto allo studio, di “riforme” fatte di tagli indiscriminati e aumenti di tasse.
Tutto ciò in una realtà, quella italiana, dove precarietà, disoccupazione, impoverimento del ceto medio, attacco alle classi subalterne e aumento del costo della vita (dai generi di prima necessità alle bollette, dalla benzina al trasporto pubblico) aggravano le già difficili condizioni di vita di tutti: lavoratori, migranti, disoccupati, precari e naturalmente studenti, in primis i meno agiati e i fuori sede.
Senza addentrarsi nel merito delle singole riforme italiane degli ultimi anni (che seguono direttive elaborate in ambito europeo) riteniamo utile riassumere molto schematicamente che è successo recentemente nel nostro sistema formativo (i dati in esame si riferiscono ad un periodo che va dal 2008, anno del DL 133, fino alle previsioni del 2013):
– Tagli alla fondo ordinario di finanziamento per le università: si è passati da 7.41 milioni di euro a 6.57 (-11.31%), per calare ancora nel 2012 a 6.49 (-12.40) e arrivare nel 2013 con 6,45 miliardi (-12.95), mentre lo stanziamento per il Piano triennale sarà decurtato di 47.5 milioni (-51.80);
– Tagli alle risorse per il Diritto allo Studio: caleranno da 151.98 a 77.37 milioni di euro (-49.09) , con aumento delle tasse a carico dello studente;
– Tagli ai CUS (Centri Universitari Sportivi): passeranno da 11.19 a 5.36 milioni di euro (-52.03%);
– Riduzione degli studentati e degli alloggi per gli studenti fuori sede: la quota destinata passerà da 31.33 a 18.66 (-40.44)
Di conseguenza, come già abbiamo assistito negli anni scorsi, ancor di più nel prossimo biennio andremo incontro a:
– Aumento delle tasse universitarie;
– Riduzione o scomparsa delle mense universitarie o aumento dei loro costi;
– Riduzione del numero di borse di studio (attribuite per altro con criteri legati quasi esclusivamente al merito e non al reddito, a danno degli studenti in condizioni economiche più difficoltose).
A cui la crisi generale va ad aggiungere ulteriori rincari, quali:
– Aumento del costo dei trasporti pubblici e riduzione delle convenzioni per gli studenti;
– Aumento del costo dei libri.
Quale sarebbe la soluzione proposta oltre all’indiscriminato aumento delle tasse, che già nel 2010 hanno superato il tetto limite del 20% del finanziamento statale, facendo dell’Italia il 3° paese dell’ UE per la pressione fiscale sugli universitari?
L’ingresso dei privati nella gestione dell’università pubblica e negli organi accademici con forte orientamento della ricerca e della spesa verso i loro profitti a danno della collettività, la creazione di stage non retribuiti in strutture pubbliche e private per studenti in formazione (con nessuna possibilità di assunzione dopo) e l’aumento delle facoltà a numero chiuso con criteri sempre più duri e discutibili di di accesso e selezione.
Tutto questo ci è stato proposto e riproposto con il mito della “meritocrazia”, con la pretesa della competizione tra sfruttati come modello vincente, con la necessità delle politiche di rigore e con la favola della maggiore occupazione legata alla maggiore “flessibilità”, con l’orizzonte dell’ingresso nel mercato europeo che esige “il cambiamento”.
Oggi ci tocca solo registrare il cumulo di macerie che è diventata la nostra università e soprattutto il futuro precario che attende ormai tutti, persino gli studenti delle facoltà scientifiche (come medicina e ingegneria) storicamente risparmiati da questo fardello.
Difendere l’università oggi significa lottare per cambiarla, per renderla realmente libera e accessibile a tutti, soltanto partecipando in prima persona possiamo conquistare i diritti che ci spettano e che ci sono negati..
A pagare questa crisi non saranno gli studenti, né i lavoratori, né i precari né chi un lavoro non ce l’ha… la crisi la deve pagare chi l’ha causata, banchieri, padroni e speculatori!
Studenti e Studentesse Napoletani
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