VERSO UN 1 MAGGIO AUTORGANIZZATO E DI LOTTA!

Già dall’insediamento di Monti era evidente l’obiettivo principale di questo governo dei padroni e della Bce: distruggere ciò che restava dei diritti dei lavoratori, assaltando l’articolo 18, con lo scontato lasciapassare dei sindacati e di tutti i partiti che sostengono questo governo. La cancellazione formale e generalizzata dell’articolo 18, ultimo baluardo di un tessuto di tutele e di conquiste già scardinate, si inserisce in quel percorso di attacco al mondo del lavoro iniziato dal Pacchetto Treu, passando per la Legge Biagi e la riforma Brunetta, fino al Piano Marchionne in Fiat.

I padroni, uniti da destra a “sinistra” quando si tratta di succhiare il sangue ad operai e lavoratori, oramai la lotta di classe la conducono quotidianamente, in maniera spietata e senza esclusione di colpi: attacchi indiscriminati al salario diretto, indiretto e differito, ai servizi sociali e ai beni pubblici.

La propaganda padronale ha per mesi spacciato questo governo come il salvatore della patria, illudendo milioni di proletari della necessità dei “sacrifici” per uscire dalla “crisi”. Del resto, è la stessa sorte cui hanno assistito i paesi maggiormente colpiti dalla crisi: Portogallo, Irlanda, Spagna, per non parlare della Grecia perennemente sull’orlo della rivolta di massa.

Fino ad ora la crisi l’hanno pagata solo i lavoratori dipendenti, gli operai, i precari, i disoccupati ed i pensionati. Tra questi i lavoratori immigrati sono additati dai partiti xenofobi come “responsabili dell’insicurezza nazionale” e ricattati da leggi infami, anche quando sono travestite nelle forme del “razzismo democratico”. Vengono repressi e deportati con pratiche criminali e umilianti, mentre il grande capitale ne sfrutta la precarietà sociale per imporre tassi di sfruttamento pazzeschi. Chi abbocca a queste campagne razziste si presta quindi all’eterno giochino della guerra tra poveri. Mentre le corporazioni ed grandi patrimoni, al di là dei “teatrali” blitz a Cortina, non sono stati sfiorati, tutt’altro: si regalano due miliardi e mezzo a Morgan Stanley, si stanziano decine di miliardi per l’acquisto di 131 cacciabombardieri F-35 e per proseguire missioni di morte, chiamate “umanitarie”, contro altri paesi, si tenta di portare a compimento l’inutile e distruttiva linea TAV, calpestando la volontà di un intera comunità e di milioni di cittadini solidali col popolo della val di Susa, reprimendo in maniera brutale il suo straordinario movimento di resistenza.

La scelta di organizzare il 1 maggio in zona flegrea (Fuorigrotta – Bagnoli) non è campanilistica o localistica. E’ evidente infatti che rilanciare la data del 1 maggio, in una fase di attacco generalizzato al mondo del lavoro, all’interno di un quartiere simbolo del movimento operaio e di un’area post-industriale è una scelta del tutto voluta che non vuole sminuire gli aspetti generali per quelli locali. Una zona della città ricca di memoria storica dove permane ancora un senso di appartenenza a quella classe operaia che ha pagato con i propri morti la criminale produzione di amianto, i cui responsabili sono rimasti ancora una volta impuniti. Un territorio distrutto e devastato dalla speculazione, dallo sperpero di denaro pubblico, dalle politiche di sfruttamento dei territori, legate esclusivamente al profitto dei padroni e delle varie amministrazioni nazionali e locali di destra come di sinistra.

L’ultima arrivata è l’amministrazione De Magistris che, candidandosi ad essere l’amministrazione della sola Napoli-bene, sta mettendo in atto la promessa “rivoluzione” usando il braccio “armato” di Narducci e dello “sceriffo” Sementa per accanirsi contro immigrati, ambulanti, occupanti case, disoccupati, movimenti per la difesa della salute e del territorio e in generale contro le fasce disagiate della popolazione napoletana, promuovendo un’idea di città che, alla faccia della discontinuità, calca pesantemente le precedenti amministrazioni innovando semmai in peggio. Esempi lampanti sono la conferma della gestione del patrimonio immobiliare del comune alla Romeo, responsabile dell’attuale dissesto, e la gestione dell’America’s Cup, che inizialmente doveva servire per la speculazione edilizia proprio sul litorale di Bagnoli e che alla fine è venuta a costare 13 milioni di euro senza produrre infrastrutture e per la gioia di quell’1% di napoletani-bene che possiedono una barca. Un balletto vergognoso a fronte di una realtà sociale, occupazionale e abitativa al collasso.

Tutto questo mentre la repressione e la criminalizzazione delle lotte sociali aumenta all’aumentare del malessere e della rabbia della stragrande maggioranza della popolazione: da quella che non riesce a pagare il mutuo o le bollette, passando per quella messa per strada da palazzinari senza scrupoli o quella che per strada ci sta tutta la giornata perchè non ha un lavoro né un reddito, fino a chi butta il sangue una giornata intera dietro una bancarella per racimolare una manciata di euro ed è costretto a scappare all’arrivo degli sgherri di Sementa, oppure quella che un lavoro dignitoso ce l’aveva e ora pensa al suicidio “grazie” a piani lacrime e sangue di Monti, della BCE e dei loro vari amici Marchionne, Marcegaglia e Fornero.

Si tratta ora di rialzare la testa, iniziando anche dal riappropriarci di date, come quella del 1 maggio, soprattutto negli ultimi anni volutamente svuotata del proprio significato. Per questo facciamo appello a tutti i lavoratori organizzati e non, disoccupati, precari, collettivi studenteschi, associazioni, realtà antagoniste e di classe del movimento napoletano per mettere in piedi un corteo di massa, partecipato e determinato in zona flegrea per ricostruire un primo maggio autorganizzato e di lotta, rimettendo al centro le nostre rivendicazioni: la difesa sacrosanta dell’articolo 18, il suo allargamento a tutti i lavoratori, l’abolizione di tutte le forme di lavoro precario, sfruttato e sottopagato, la riduzione generalizzata dell’orario di lavoro, la lotta per il salario/ reddito garantito, all’interno di un contesto di più ampie rivendicazioni come il diritto alla casa, alla salute, ad una scuola pubblica, fino al diritto di vivere in territori non devastati, inquinati e sfruttati.

Adesioni per la costruzione del 1 Maggio:

Laboratorio Politico Iskra, Movimento Disoccupati Flegrei , Ass.Ba.Fu.Ca., Comitato “Luigi Vittone”, Ass. Caracol, Ass. ArciPesca, Ass. Solidarietà Proletaria, Ass. Bereshit, Bagnoli Power, Cittadini Canone Inverso, Comitato Fuorigrotta Resiste, Torneo Antifascista Quarto, Consulta dei giovani di Quarto, Coord. Studenti Flegrei, Circolo “Campi Flegrei” Ass.”Italia – Cuba”, Ass. “Ashiwa” per l’integrazione, ePress – giornale flegreo online, Comitato Referendario Una Spiaggia Per Tutti, Lavoratori SEPSA, Coop. Cantieri Navali Megaride, Lavoratori Tirrenia, RSU-Cgil Comune di Pozzuoli, Dopo Lavoro Ferroviario Napoli, Cgil Ospedale S.Paolo, Coordinamento Opposizione Sociale, Collettivo Operatori Sociali, Movimento in Lotta per la Salute Pubblica, Comitato Pro Maresca, Movimento di Lotta per il Lavoro Banchi Nuovi, Coord. di Lotta per il Lavoro, Movimento Centro Storico, Unione Disoccupati Organizzati, Unione Disoccupati Napoletani, Movimento di lotta centro storico Sedile di Porto, Movimento di Lotta Pontenuovo, Movimento di Lotta Bruno Buozzi Acerra, Zer081, Sud Ribelle, Stella Rossa, Brigata Alcolica Stabia, Radio Vostok, Collettivo Autorganizzato Universitario, ZETA Napoli, Studenti Federico II, Coordinamento II Policlinico, Collettivo SUN Napoli, Comunisti per l’Organizzazione di Classe, CSP – Partito Comunista, Area Antagonista Campana, Csoa Officina99, Collettivo RedLink, Collettivo Area Vesuviana, P.Carc, Sindacato Lavoratori in Lotta, Conf. Cobas, Studenti Autorganizzati Campani, Circ.PRC Bagnoli – Fuorigrotta, Circ. PRC Soccavo – Pianura, SPIF Campania, Malacrjanza, Ass.InterNà, Napoli Ovest, Collettivo Skema Libero-Coordinamento RES.IN.A. di Ercolano, Ass. L’Isola che c’è.

APPUNTAMENTO CORTEO:
CONCENTRAMENTO ORE 9:00 CAMPI FLEGREI

APPUNTAMENTO POMERIDIANO
DALLE 19:00 ALLA ROTONDA DI BAGNOLI
INTERVERRANNO: LAVORATORI SEPSA, TIRRENIA, AVIO, PRECARI BROS, NOTAV
APPUNTAMENTO SERALE:
DALLE 20:30 PROIEZIONE PARTITA DEL NAPOLI / SAGRA SOCIALE
DALLE 22:30 MUSICA LIVE: E’ZEZI + BISCA

“A winner is a dreamer who never gives up” Vittorio Arrigoni, a true winner..

Il 15 aprile dello scorso anno ci lasciava Vittorio Arrigoni. Vittorio non è semplicemente morto, è stato sequestrato, torturato e ucciso. Ancora oggi sulla vicenda si è fatta poca chiarezza, ma noi sappiamo che a prescindere da chi abbia compiuto nei fatti questo gesto, la colpa è di chi vuole che mettere a tacere chi, come Vittorio, prestava le proprie parole ad un popolo che non ha voce. La colpa è di chi distrugge case, famiglie, vite e semina solo odio e rancore. La colpa è di Israele.

Ma chi era Vittorio Arrigoni e perché abbiamo deciso di riparlarne ad un anno dal suo assassinio? Parliamo di un attivista soprannominato “Utopia”, di un uomo che ha rinnegato giovanissimo la sua vita da occidentale per sfidare la morte in terra di Palestina, ogni giorno, fino all’ultimo, credendo nel riscatto e nella liberazione di un popolo oppresso, umiliato, straziato da Israele e dall’ideologia sionista.

Vittorio con il peso dell’ingiustizia e della violenza ci faceva i conti da sempre. Eppure, piuttosto che restarne soffocato o di difendersi da tutto questo con sorda indifferenza, ha deciso farne un fardello e di partire, di vivere al fianco dei suoi fratelli e compagni palestinesi, di condividere con loro il terrore delle bombe e dei colpi sparati addosso, ma soprattutto la sofferenza di una vita in bilico, consumata dall’incubo di un passato atroce e di un futuro incerto ma sicuramente altrettanto crudele.

Soprattutto ha deciso di narrare tutto questo, squarciando il velo di indifferenza e mistificazione che da sempre protegge Israele, rendendo invisibile, da questa parte del mondo, lo strazio del genocidio palestinese.

Ma non si limitava a narrare e a descrivere. Vittorio ci ripeteva continuamente di restare umani, di combattere contro quell’abitudine che porta a vedere ciò che accade lontano da noi con indifferenza o rassegnazione, di saper rinascere in Palestina o in qualsiasi altro posto del mondo dilaniato dall’imperialismo pur svegliandosi ogni giorno in casa propria e nella propria vita; di sentirsi oppressi quanto chi è oppresso, vittima quanto chi è vittima, partigiano quanto chi combatte da una vita per il riscatto del proprio popolo. Restare umani vuol dire proteggersi dall’anestesia di chi la violenza vuole farcela assorbire al punto tale da cancellare in noi ogni forma di disgusto, di riprovazione, di ribellione a questo stato di cose. Significa continuare a distinguere un uomo ferito da un pezzo di macelleria, case abbattute da ammassi di macerie, famiglie distrutte da individui anonimi.

Per uomini come Vittorio è sempre troppo presto per andare via. E limitarsi a ricordarne la morte, rendendolo l’ennesima icona di una vita spesa in modo esemplare (purchè questo esempio, però, lo dia sempre qualcun altro) sarebbe come trardirlo e ucciderlo di nuovo. Scrivere di Vittorio oggi deve rappresentare solo l’ennesima ripartenza verso un impegno continuo al fianco dei popoli in lotta, perché se ne conoscano la storia e le ragioni, perché si impari a riconoscere il torto, perché si ricordi e ci si schieri, perché ci si impegni a fare in modo che non li inghiottisca il solito silenzio complice di chi la Resistenza ha interesse a sopirla per sempre.

Con Vik e con il popolo di Palestina nel cuore!

“Continueremo a fare delle nostre vite poesie, finchè libertà non verrà declamata sopra le catene spezzate di tutti i popoli oppressi”.

comunicato sciopero lavorator@ centro FTK

Le/i lavorator@ del centro di riabilitazione FTK hanno indetto un sciopero di 48 ore che ha avuto inzio oggi,2 aprile, e continuerà per tutta la giornata di domani a causa della condizione in cui versano i/le lavorator@ che hanno arretrate 9 mensilità, sono ipersfruttati e pagati meno del dovuto perché chiamati da cooperative che trattengono molto del loro stipendio. Non solo questa azienda, ma l’intero settore vacilla ormai da anni fra svariate crisi di liquidità, crisi aziendali, crisi politiche e crisi sistemiche. Tutti gli attori del settore, quali lavoratori e assistiti, si ritrovano a essere a turno vittime di un sistema mal costruito e peggio ancora gestito.

Dalla preoccupazione per il mantenimento dei livelli occupazionali e assistenziali nasce l’indizione dello sciopero per allargare la sfera dei diritti e la dignità del lavoro che allo stato attuale sono di fatto negati del tutto.

Dopo un volantinaggio effettuato a Largo Celebrano che ha suscitato molto interesse nella popolazione,sia per la condizione dei lavorator@ che degli assistiti,si è deciso che domani la giornata di lotta si svolgerà con un altro volantinaggio che inizierà alle 9:30, continuerà con un presidio sotto la sede dell’ASL NA1 del Frullone alle ore 10:30 e, sempre a Largo Celebrano alle ore 11:30,ci sarà un’assemblea pubblica.

In difesa del diritto alla salute e al lavoro!!!!

 

                                         Coordinamento II Policlinico  

                           Movimento in Lotta per la Salute Pubblica 

Sosteniamo Dima

Cari ragazzi,

abbiamo iniziato al Policlinico il tesseramento per l’associazione DIMA.

Si tratta di un progetto a sostegno del popolo palestinese che porterà, attraverso questa raccolta fondi (sottoscrizione libera, o soli 6 euro per la tessera!), alla costruzione di un nuovo asilo nel campo profughi di Khan Younis (Striscia di Gaza), intitolandolo peraltro a Vittorio Arrigoni, attivista italiano morto in palestina meno di un anno fa.

Per saperne di più:

Video di presentazione del progetto

Facebook del Coordinamento Campano di Solidarietà al popolo Palestinese

comunicato presidio al Pascale contro Caldoro,Balduzzi e Calabrò

Oggi 13 marzo all’istituto oncologico Pascale di Napoli, con la partecipazione, tra gli altri, del ministro della Repubblica Balduzzi e del presidente della regione Campania Caldoro (nonché commissario alla sanità), si è tenuta una conferenza sulla prevenzione oncologica e sul piano di rientro sanitario regionale.

Il Movimento in lotta per la salute Pubblica non ha perso l’occasione per manifestare il proprio dissenso nei confronti della gestione del sistema sanitario regionale, alla luce dei numerosi aspetti contraddittori che caratterizzano l’amministrazione locale e nazionale dell’assistenza sanitaria e la tutela della salute pubblica: la recente chiusura del reparto di radioterapia delle neoplasie mammarie del Pascale e di numerosi pronto soccorso in zone nevralgiche della città, la costante violenza perpetrata ai danni del territorio e delle persone attraverso la malsana gestione del ciclo dei rifiuti e delle discariche, come la recente tentata apertura della cava del Castagnaro. Proprio in quest’ultimo caso è evidente l’intimo rapporto tra politica, stato e camorra, invariato anche con l’avvicendarsi del nuovo governo nazionale e del neo ministro dell’ambiente Clini.

Durante il convegno l’intervento del direttore Generale Agenas, Fulvio Maiorano, illustrando le politiche dell’agenzia e parlando di strutture sanitarie e riordino sui territori, senza mezze misure,ha dichiarato che l’agenzia sta preparando un programma in rete dove verranno illustrate tutte le aziende sanitarie del paese e a cui potranno accedere, con la dovuta password, solo i direttori degli istituti. Questo è l’unico modo, secondo Maiorano, per salvarsi la faccia e non essere seccati da nessuno in quanto,essendo discorsi troppo tecnici,né giornalisti né cittadini possono capirci nulla. E come se non bastasse ha voluto congratularsi con la Regione Campania in quanto è una delle regioni più felici di collaborare al “riassetto”( leggi smantellamento) del sistema sanitario.

All’esterno dell’ospedale, ad “attenderci” e a “difendere” i colpevoli della distruzione del diritto alla salute, un ingentissimo spiegamento di forze dell’ordine, guidato da un “elegante” capo che ha schernito i manifestanti alzando il dito medio, cosa comune di questi tempi e già vista in altre occasioni in cui i cittadini tentano di manifestare il proprio dissenso, ci ha impedito  l’accesso alla conferenza, attraverso minacce di arresto,identificazioni, insulti e ingiurie.

Ma il nostro obiettivo di svolgere attività di informazione all’esterno dell’ospedale e di proporre quesiti concreti sulla futura gestione del piano regionale sanitario non è stato fermato da alcuna intimidazione e come Movimento in lotta per la Salute Pubblica abbiamo riscosso il consenso ed il sostegno da parte del personale ospedaliero e dei passanti.

Il Movimento in lotta per la Salute Pubblica pretende una salute pubblica accessibile, gratuita e di qualità: è un nostro diritto! Repressione e camorra non ci fermeranno!

                                                            

                                                   Movimento in Lotta per la Salute Pubblica  

LASCIA ALLE DONNE LA LIBERTA’ DI SCELTA!

(alcune riflessioni sull’aborto a cura del Coordinamento II Policlinico – coor2pol.noblogs.org    coor2pol@gmail.com)

 

Ecco arrivato un nuovo 8 marzo di spogliarelli e mimose: cos’hanno le donne italiane da festeggiare? Forse di avere la stessa considerazione di oggetti decorativi? Forse condizioni lavorative penalizzanti e precarie, con la prospettiva di dover rivestire, talvolta più per necessità che per scelta, anche il ruolo di colf e badante a tempo pieno? O magari di avere sempre meno possibilità decidere liberamente per sé e per il proprio corpo, se diventare madri, se ricorrere all’aborto?

Le lotte in nome del diritto alla autodeterminazione della donna e il dibattito sull’interruzione di gravidanza, hanno una storia controversa e hanno portato all’emanazione della legge 194/78 sull’aborto. In un clima politico fervido, grazie a un dibattito di ampio respiro all’interno della società civile, la “legge sull’aborto” rappresentò infatti l’ennesimo tassello per una sempre maggiore emancipazione femminile.

La 194/78 è sicuramente una legge che oggi non risponde a tutte le esigenze della donna in Italia e la più forte minaccia alla interruzione volontaria di gravidanza (IVG) è rappresentata dall’obiezione di coscienza, possibilità garantita ai sanitari medici e non medici proprio da questa legge e che oggi interessa una percentuale di lavoratori così alta da rappresentare una tangibile minaccia alla libertà di ricorrere ad aborto.

Un po’ di dati sull’obiezione di coscienza in Italia

I dati dell’ISS riguardo al fenomeno sono parziali, ma pur sempre evocativi del problema:

–        Per quel che riguarda i ginecologi assistiamo a una progressiva crescita della percentuale di obiettori, tenuti presente i dati del 1983 (59%), 1991 (65%), 2001 (67%), 2009 (71%).

–        Questo stesso fenomeno interessa ugualmente gli anestesisti ed il personale non medico, con percentuali più attuali che si attestano però attorno al 50%.

Come spesso si dice per sentito dire il fenomeno interessa in misura tristemente maggiore le Regioni del Sud Italia, ed anche in questo caso sono i dati dell’ISS a dare una misura di questa diseguaglianza su censimenti aggiornati al 2009:

–        I ginecologi obiettori ammontano al 65% nelle regioni del Nord, al 69% nelle regioni del Centro, al 80% nelle regioni del Sud.

–        Ancora una volta le percentuali per anestesisti e personale non medico sono più basse ma ugualmente rappresentative del problema, rispettivamente con percentuali del 43%, 52% e 66-69% per i primi e del 31%, 48-56%, 72,5% per i secondi.

Il primato tutto negativo del minor tasso di ginecologi in rapporto alla numerosità di donne in età fertile è proprio Campano peraltro, con un valore di soli 0,4 operatori/10000 donne in età fertile.

Le ragioni degli operatori sanitari, le ragioni dei farmacisti.

Ma a cosa è dovuta questa crescita progressiva delle percentuali di obiettori in Italia? Spesso questo ha solo un significato di comodo piuttosto che ideologico, perché rappresenta la via più facile per aggirare una carriera limitante e turni di lavoro massacranti, la discriminazione da parte dei colleghi non abortisti, responsabilità legali pesanti, talvolta vero e proprio mobbing all’interno della struttura in cui si lavora. Come se non bastasse, molti dei medici non abortisti nel pubblico, praticano frequentemente aborti, previo lauto compenso, nei loro studi e cliniche private. Questa situazione aumenta i rischi dell’operazione data l’assenza di strutture di emergenza; infatti, in caso di complicazioni, la paziente dovrebbe essere trasportata con l’ambulanza nell’ospedale più vicino! La pratica di reindirizzare i propri pazienti dal pubblico al privato, comune anche per altre branche della medicina, ha l’esempio più eclatante nel caso Jannelli di 2 giorni fa. Ma la via più vantaggiosa per il medico è anche la più giusta per la donna? Noi pensiamo di no e questo è un invito a scegliere con maggior consapevolezza se schierarti a favore della autodeterminazione femminile o concorrere a demolirla o semplicemente a minacciarla.

Eguale complicazione si configura oggi nel campo dei farmacisti, che avanzano la richiesta di poter essere equiparati al personale sanitario nella possibilità di poter fare obiezione di coscienza. Il dibattito è tutto incentrato sulla distribuzione dei contraccettivi di emergenza (la cosiddetta “pillola del giorno dopo” – Levonergestrel) e interessa quei lavoratori che si rifiutano di concorrere all’interruzione di gravidanza col sistema dell’impianto negato. Ma se si nega l’impianto come può iniziare una gravidanza? E se non c’è gravidanza come la si interrompe? Le posizioni di molti farmacisti non sanno andare oltre queste semplici domande, dal momento che spesso sono maturate in un clima di disinformazione e sotto le forti pressioni della comunità cattolica.

Ma quali sono le conseguenze dell’obiezione di coscienza? Innanzitutto una profonda disinformazione sul problema, che si traduce in una scarsa prevenzione. Anche nel caso di aborto terapeutico infatti la donna è spesso abbandonata nel suo iter abortivo, sola nella corsa contro il tempo e con le difficoltà aggiuntive di trovare liste d’attesa in cui inserirsi rispettando i tempi imposti dalla legge, spesso spostarsi (talvolta anche all’estero), sottoporsi a sofferenze fisiche e psicologiche inutili. Il tutto si traduce nell’incapacità della donna di scegliere in piena libertà, in serenità, nel rispetto del proprio dolore e della propria scelta.

Infine: quali sono le posizioni antiabortiste più comuni anche fra i “non addetti ai lavori”?

Una delle più inflazionate argomentazioni antiabortiste in Italia e nel mondo, afferma che parallelamente alla loro legalizzazione, le IVG (interruzione Volontarie di Gravidanza) avrebbero subito un’impennata in termini numerici. Ma tale teoria è confermata da dati scientifici? La risposta è no! Appare chiaro in un recente articolo di Lancet che va smentita con fermezza! In questo studio si prova che “il tasso di aborto è più basso nei Paesi con leggi permissive” e che “leggi più restrittive sull’aborto non sono correlate con un abbassamento del tasso di interruzione di gravidanza”. Lo studio è stato condotto analizzando dati dell’OMS nel periodo 1995-2008, dunque su una finestra di tempo piuttosto ampia.

In particolare si pone in evidenza che il tasso di aborto nel mondo ha subito un calo fino al 2003 per poi restare costante nel quinquennio 2003 – 2008 (28 casi ogni 1000 donne in età fertile), contrariamente ai tassi di aborto non eseguiti in sicurezza, che stanno subendo un progressivo aumento (dal 44% al 49%) e che sono causa di una morte su sette, nel caso di donne gravide.

La strada da percorrere per garantire alla donna una piena autodeterminazione è lunga e ricca di ostacoli, ma uno dei passi più importanti possiamo farlo noi! Prendere coscienza del problema e formarsi in maniera critica e libera da retaggi culturali bigotti è parte della soluzione!

CONTRO GLI ATTACCHI ALLA LIBERTA’ DI SCELTA,

PER UN OTTO MARZO CHE SIA DAVVERO DI LIBERAZIONE! 

Comunicato presidio “Cardarelli”

Oggi  7 Marzo 2012 il Movimento in Lotta per la Salute Pubblica insieme ai compagni/e del Coordinamento Regionale di Opposizione Sociale, attivisti della questione ambientale,collettivi studenteschi e pazienti  e operatori/trici della salute incazzati, si sono riuniti in presidio sotto le scale dell’ingresso principale dell’ “AORN Cardarelli” per denunciare la scandalosa situazioni in cui versa la sanità campana.

Lo “scandalo”  Jannelli, come tutti sappiamo, altro non è che la prassi,sedimentata da anni e anni di speculazione sul diritto alla salute che, favorendo l’interesse del privato a discapito del pubblico,rende  il cittadino “schiavo” del gioco di potere e sopruso che il primario di turno,sfruttando il suo nome o peggio ancora quello di qualche suo parente, fa senza ritegno e senza alcuna preoccupazione.

La denuncia non riguarda solo i casi come questo, ma soprattutto la chiusura,giustificata dalle leggi di austerity, dei pronto soccorso e reparti che si sta abbattendo su tutte le ASL e AO della regione (es.radioterapia Pascale, pronto soccorso ospedali del centro, declassamento Maresca)che altro non fanno che favorire la sanità privata distruggendo di fatto il servizio pubblico permettendo ai tanti “jannelli” di speculare sulla vita dei cittadini/e.

Continueremo a lottare fino a quando la salute venga assunta,nella realtà dei fatti e non solo a parole, come diritto fondamentale da soddisfare pubblicamente e gratuitamente!

ITALIA=GRECIA…L’AUSTERITY STA DISTRUGGENDO IL DIRITTO ALLA SALUTE!!!!!!!!

Movimento in Lotta per la Salute Pubblica

Comunicato stampa presidio sotto regione e comune del 2/03/2012

Qui le immagini video della prima carica, la meno dura, sotto la regione:
http://www.youtube.com/watch?v=1okT7JZgNMQ&feature=youtu.be
In allegato le foto dell’iniziativa e della seconda carica

Stamani il coordinamento regionale  ha organizzato una nuova iniziativa sotto la regione campania, dopo la tre giorni di“assedio sociale” di metà febbraio. Un momento di passaggio verso la nuova acampada che si sta preparando per aprile. Un funerale metaforico della democrazia reale,  dovuto alla politica di divieti e di tagli sociali, un funerale del diritto alla salute, al trasporto, al lavoro e al welfare.
Ancor più dopo l’autoritarismo che vediamo dispiegarsi in Valsusa contro il movimento che si batte per i beni comuni.
Sulla bara erano indicati con vari cartelli i diritti di cui si commemorava la scomparsa, distrutti dall’arroganza con cui la regione campania rifiuta il confronto sociale e continua solo a tagliare, dagli effetti delle scelte politiche nella crisi e della speculazione delle banche.
A portarla in spalla un nutrito gruppo di almeno duecento manifestanti, tra precari delle partecipate, dei bros e degli operatori sociali, alcuni collettivi studenteschi, comitati ambientalisti come i “cittadini campani per un altro piano rifiuti”, realtà di movimento, i sindacati di base.
Evidentemente però la Questura di Napoli non ha voluto far mancare il proprio contributo al funerale della democrazia, con un atteggiamento arrogante e aggressivo che utilizzando i divieti e l’autismo di Caldoro, già sotto palazzo Santa lucia ha vietato e aggredito il pacifico corteo con la celere in assetto antisommossa , spintonamenti e qualche manganellata…
A quel punto i manifestanti si sono spostati, una parte ha fatto il giro di alcuni media in piazza dei Martiri e da li il corteo funebre è riuscito a tenersi nella via Chiaia dello shopping. Questo evidentemente non dev’essere stato digerito, perchè appena arrivati infine sotto palazzo San Giacomo per ricongiungersi ai precari Bros che sono li in presidio permanente, c’è stata una surreale ma violentissima carica contro quel che restava del corteo, con alcuni precari seriamente pestati (vedi foto)!
E’ stata un’iniziativa puramente gratuita e sostanzialmente vigliacca, contro un’iniziativa pacifica, pura frustrazione violenta per il fatto che il corteo si era tenuto lo stesso. Una rappresaglia insomma da parte di chi, evidentemente, seguendo l’esempio della repressione in Valsusa, sul “funerale della democrazia” ci scommette fino in fondo!
Ma è anche grave che sia avvenuto proprio sotto palazzo San Giacomo e che subito dopo  la militarizzazione si è rivolta contro i precari in presidio permanente alimentando la tensione! Dall’amministrazione comunale è arrivata infine la proposta di un incontro col Sindaco a parte che i dimostranti se ne andassero e rinunciassero ad essere socialmente visibili: è questa la diversità sbandierata due settimane fà da De Magistris rispetto al “metodo Caldoro”!?
Nel pomeriggio dopo aver portato solidarietà all’iniziativa degli operatori dello spettacolo della Balena che stanno occupando il palazzo del forum delle culture, si sta tenendo l’assemblea per organizzare la nuova tappa dell’assedio sociale.

Coordinamento regionale dell’opposizione sociale

Corteo selvaggio sui binari del Tav di Napoli in solidarietà con la Valsusa

Alle 18.30 orario dell’appello lanciato dalla Valsusa per azioni di protesta contro le cariche e i rastrellamenti al movimento No-TAV
è partito il blocco dei binari del Tav. Svolto in maniera “spontanea” per essere meno prevedibili e forare le maglie del folto controllo di polizia sulla stazione centrale di Napoli.
Così un primo gruppo di un centinaio di attivisti è subito sceso sul binario del Tav e ha cominciato un corteo lungo i binari, costringendo la numerosissima celere e carabinieri in assetto antisommossa a seguirlo mentre ovviamente la stazione centrale era bloccata. Questo corteo si è protratto lentamente per oltre due chilometri, quando i dimostranti sono usciti alla stazione di Gianturco per rimettersi sulla strada e marciare di nuovo verso la stazione. A quel punto un secondo blocco di una sessantina di dimostranti ha nuovamente occupato i binari mentre la polizia seguiva il primo gruppo che ritornava in corteo stradale a piazza Garibaldi. Erano intanto passate circa un ora e mezza e la stazione era ferma. Al ritorno del primo gruppo in piazza garibaldi dopo un pò anche il secondo ha lasciato i binari per ricompattarsi al primo. A quel punto c’è stata l’azione imprevista di un’altra quarantina di dimostranti, che spontaneamente hanno nuovamente occupato i binari, finchè i circa duecento attivisti non si sono compattati definitivamente e alle 20.30 hanno lasciato la stazione di napoli centrale per un corteo che ha attraversato il centro storico per megafonare e volantinare le ragioni della protesta.. Le azioni di protesta fluide e imprevedibili continueranno anche nei prossimi giorni. Con Luca nel cuore. No alla speculazione, no alla devastazione, no all’autoritarismo, no alla TAV,
Comitati ambientalisti, collettivi studenteschi, centri sociali e altre realtà di movimento napoletane