“I tagli alla spesa sanitaria adottati in tempo di crisi per ridurre i deficit,
si traducono in un parallelo aumento del rischio di morte.
Nonostante i governi possono pensare di proteggere la salute
salvaguardando i budget sanitari, la spesa in questo campo
è importante per il benessere e la stessa sopravvivenza della popolazione”
(da uno studio pubblicato online sul British Medical Journal da un team di ricercatori britanici).
Oggi, 20 dicembre 2011, il movimento in lotta per la salute pubblica, disoccupati e studenti sono scesi in presidio fuori il palazzo della regione Campania per rivendicare il diritto alla salute pubblica, diritto che passa non solo per la cura della patologia ma anche per un lavoro dignitoso e per un ambiente salubre. Sono partiti interventi e slogan contro ogni forma di speculazione e di privatizzazione della sanità, infatti col decreto 49/2010 (Piano di Rientro della spesa Sanitaria Campana)e a livello nazionale col governo Monti, si è avuta l’ultima stangata al sistema sanitario nazionale. Otto miliardi di tagli e aumenti dei tickets, blocco del turn over, chiusura degli ospedali, riduzione delle prestazioni, graduazioni dei ticket in base al reddito, l’allungamento dell’età lavorativa e la riduzione delle prestazioni sanitarie; queste manovre altro non sono un modo indiretto di dirci: non avete diritto alle cure,tranne se non fate parte di quell’elite in grado di pagarsele privatamente! Durante il presidio l’assessore Pasquale Sommese è stato contestato ed è stato invitato a dare risposte che, ovviamente, non sono arrivate ma anzi si è“rifugiato”, scappando, all’interno dell’inutile palazzo in cui possiede la sua amata poltrona. Il movimento ha ,anche, protocollato una richiesta per parlare con Caldoro, il quale, come al solito, si è fatto negare. Continuiamo e continueremo a lottare contro il colpo doppio che si sta abbattendo sulla classe proletaria (troppo vecchia, troppo assistita, troppo resistente per i nostri tecnici); infatti, da un lato aumentano l’età lavorativa spremendo fino all’ultimo chi lavora, dall’altra riducono le prestazioni sanitarie o le rendono troppo esose. Un modo elegante e indiretto per mandarci un messaggio chiaro e forte: dovete morire! E dovete, il prima possibile, per far quadrare i conti!